Gabriele Romagnoli: L´altro Natale sul Nilo

30 Dicembre 2002
Mentre l´Italia corre al cinema per vedere Natale sul Nilo, sul Nilo il film di Natale è una commedia nera intitolata Sua Eccellenza il ministro che dimostra come, nel pieno di un ciclone giudiziario contro la corruzione, una Mani Pulite all´egiziana, le prospettive di un cambio nei costumi della classe dirigente siano molto scarse, ma almeno dalla vicenda si è saputo trarre, a differenza dell´Italia, l´ispirazione artistica per un film che racconta la società e la famiglia, l´ipocrisia e le tentazioni. In una parola la realtà, facendo ridere e pensare amaro, senza ricorrere ai peti sotto le piramidi.
Sua Eccellenza il ministro arriva alla fine di un anno particolare nella storia processuale egiziana. Come nel '93 italiano, le manette sono scattate ai polsi di presunti intoccabili. Sono stati interrogati, accusati, processati e condannati, a torto o a ragione. L´elenco comprende uomini d´affari, ex ministri, plenipotenziari di dicasteri chiave come quello dell´agricoltura, presidenti di istituzioni finanziarie e, perfino, un alto dirigente della televisione pubblica. Proprio quest´ultimo, Mohammad Al-Wakil, è stato il caso più emblematico. Era accusato d´aver preso mazzette per invitare gli ospiti al più seguito talk show del mattino.
Lo ha smascherato un dottore senza clinica, contattato per sbaglio. Processato in un´aula marcia, chiuso in una gabbia che sembrava una stìa per galline, al momento della difesa personale si è appeso alla recinzione penzolante per dire che: "La ziss la danno e la prendono tutti". La ziss sarebbe la mazzetta e Al-Wakil proprio non riusciva a pensarla come un reato, dal momento che era una prassi. Gli hanno dato diciotto anni di lavori forzati. Diciotto. Sarà in elegante compagnia. Alla cena di Natale a casa sua, Saad Ibrahim, l´attivista politico rilasciato a inizio dicembre, guardava gli ospiti e diceva: "Con tutto il rispetto per voi, nel Ramadan in prigione mangiavo con due ex ministri e un banchiere"".
Che cosa ci sia dietro questa Tangentopoli d´Egitto è, anche qui, materia di dietrologie. Le tesi sono: il governo vuole darsi una ripulita di fronte alle organizzazioni internazionali per favorire gli investimenti; si mostra la punta dell´iceberg per tenere ben sommerso il grosso; è uno strumento della nuova generazione politica per affossare la vecchia. Dal carcere, Ibrahim riporta una sola voce: "È un regolamento di conti, noi li stiamo pagando". Si sentono, però innocenti: era la ziss, non un reato.
Il ministro del film è uno come tanti: ha più ambizione che talento. Un po´ per caso e molto per sbaglio gli viene concessa la poltrona alla quale si incolla. Come altri, cede alla tentazione della corruzione. In cambio riceve una villa al Cairo e una al mare, mobili e vestiti kitsch per la moglie ordinaria e borghese che non lo eccita più, aggeggi hi-tech per la figlia che lo disprezza per ragioni di estetica e non di etica, un conto in Svizzera da milioni di dollari. Ovviamente, fa il portavoce della morale in tv e si fa le minorenni in hotel. Ha un solo problema: non riesce a dormire. Se dorme, lo svegliano gli incubi. Negli incubi viene smascherato e punito. Negli incubi schiatta e ha un funerale da pezzente, perché in Egitto si dice che se muore il cane di un ministro tutti fanno le condoglianze, quando muore un ministro nessuno va al funerale. Il ministro è ricco e solo. O quasi: ha, come ogni potente, il suo braccio destro che gli è schiavo fedele, per convinzione e non per ruffianeria.
Per quella sorta di misterioso affetto che suscitano i potenti malati di sé in altri che la malattia vanno cercando, il braccio destro cerca di guarirlo dall´insonnia e scopre i due soli posti in cui il ministro riesce a dormire serenamente: la moschea e la prigione, dove la giustizia umana e divina sono in agguato e lui si può sentire consolato dall´imminenza della punizione. A questo punto il pubblico, come il braccio destro, è quasi solidale con questo poveraccio a molti zeri, prova simpatia per la sua scalcinata arte di mal vivere con cento milioni di dollari in banca, comprende i suoi troppo umani vizi. Ma l´ultimo incubo è in agguato. L´ultimo incubo è la maschera che cade con fragore sul palcoscenico della realtà. Il ministro sogna che il braccio destro lo tradirà e lo fa uccidere, con un volo dal decimo piano. Poi resta lì, con la faccia tremante di chi mai più dormirà, mentre passa la scritta: "Se qualche ministro si è riconosciuto, non è colpa del film, ma del ministro".
È un film strano, questo campione d´incassi a Natale sul Nilo, così realistico che nella stanza del ministro si vede, per un fuggevole attimo, il ritratto di Mubarak alla parete, quasi un sacrilegio; così lontano dalla realtà da cercare di vendere al pubblico, oltre al biglietto, anche l´estrema illusione che il potere abbia una coscienza.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …