Antonio Tabucchi: Appello al Presidente della Repubblica

15 Aprile 2003
Signor Presidente della Repubblica, Le rivolgo un appello urgente. In altre occasioni durante le difficili vicende del nostro Paese in questi ultimi anni, come altri italiani mi sono rivolto a Lei, non ottenendo risposta. Stavolta i doveri che comportano la carica che Lei ricopre non permettono più il Suo silenzio. Non sono io né altri cittadini italiani che La mettono in una situazione nella quale non solo la Sua parola è indispensabile ma il Suo silenzio sarebbe preoccupante: è lo stesso capo del Governo, l’onorevole Berlusconi, che La costringe a esprimersi.
Perché Lei è il garante della Costituzione. E l’onorevole Berlusconi ha affermato che la Costituzione italiana è di stampo sovietico.
Signor Presidente, l’onorevole Berlusconi, allorché dopo aver vinto le elezioni è diventato capo del governo, ha fatto giuramento davanti a Lei sulla Costituzione italiana. Lei stesso, quando ha assunto la carica di Presidente della Repubblica, ha fatto giuramento sulla Costituzione italiana. Prima viene la Costituzione, poi i presiedenti della Repubblica e i capi del governo, entrambi transitori.
Da quando è capo del governo, l’onorevole Berlusconi e con lui molti suoi ministri, hanno fatto le affermazioni più inaudite di tutta la storia della Repubblica. Ma questa è la più intollerabile e la più pericolosa. Prelude a qualcosa di oscuro e di losco. Ed è per questo che è Suo dovere intervenire. Perché se Lei tacesse, Lei acconsentirebbe di essere davvero il garante di una costituzione di stampo sovietico, cioè di una Carta bolscevica che come sappiamo fu fondata sui principi di un gruppo rivoluzionario impostosi con la forza su un gruppo sconfitto, principi contrari allo spirito democratico su cui si fonda invece la Repubblica Italiana. Signor Presidente, io sono fiero della Costituzione del mio Paese. Ai nostri padri essa è costata tragedie e sangue. Sentirla svilita da un disinvolto signore di buona ventura che da cantante di crociera ha vinto le elezioni, mi indigna e mi offende. E con me, milioni di italiani. Lei può permettere che ciò avvenga? Circa due anni fa ebbi a scrivere sul quotidiano francese "Le Monde" e contemporaneamente su questo giornale che l’Italia era un Paese alla deriva. Ciò mi costò censure e insulti non solo dai portavoce dell’attuale governo, ma anche da autorevoli rappresentanti dell’opposizione. Posso capire che Lei non possa impedire che l’Italia sia un Paese alla deriva da un punto di vista politico, economico, sociale e civile. Ma Lei deve impedire che l’Italia diventi un Paese alla deriva da un punto di vista istituzionale.
Essere presidente di una Repubblica in un momento difficile della storia di un Paese è un compito gravoso e rischioso. Io voglio essere sicuro che Lei sia all’altezza del compito che il momento richiede. Dica qualcosa.

Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, 1983), Notturno indiano (Sellerio, 1984), I volatili del Beato Angelico (Sellerio, 1987), Sogni …