Umberto Galimberti: Il figlio di dio nell´età dell´odio

10 Marzo 2004
Chi è Gesù? Un uomo di Galilea finito come tanti, ai suoi tempi, sulla croce? Un profeta fra i molti che la storia di Israele annovera? Il Messia venuto a portare la buona novella? Il figlio di Dio che redime l´umanità e così ripartisce la storia in prima e dopo Cristo? Il fondatore di una nuova cultura che, dal suo nome, sarà detta "cristiana"? Questioni insolubili, intorno a cui è inutile affaccendarsi, perché a deciderle non è la ragione, ma la fede di chi crede o la convinzione di chi non crede. E intorno alle cose di fede non c´è argomento che tenga.
C´è però un aspetto di Gesù, in cui uomini di fede e uomini senza fede (però attenti alle tracce religiose in cui l´umanità è cresciuta ed è stata educata) posso convenire: Gesù è "scandalo" perché "desacralizza il sacro", proclamandosi "incarnazione di Dio". Il cristianesimo, infatti, che nell´incarnazione riconosce il suo atto fondativo, è l´unica religione che prevede un Dio che si fa uomo, e per converso un uomo che abita nella vicinanze di Dio. Il "sacro", parola indoeuropea che significa "separato", viene portato nelle vicinanze dell´uomo, e con ciò "desacralizzato", perché abolito nella sua abissale distanza. D´ora in poi non ci si potrà accostare a Dio se non passando attraverso l´uomo se non prendendosi cura della sua condizione.
La desacralizzazione del sacro separato dall´umano, infatti, che distingue il cristianesimo da tutte le religioni finora apparse nella storia, ha come sua conseguenza la sacralizzazione dell´umano, per cui gli uomini sono tutti uguali davanti a Dio, e tra loro devono rapportarsi nei termini di quell´amore che, prima del cristianesimo, era da riservare innanzitutto a Dio. Quanto basta perché l´Occidente si separasse dalle altre culture e prendesse a considerare l´uomo non come potenziale nemico, ma come suo "prossimo", da trattare come ciascuno tratta se stesso.
La storia cristiana, che è poi la storia d´Occidente, è una successione di eventi che dà l´impressione della più clamorosa smentita di questo annuncio e del suo tratto "scandaloso". Ma è una smentita solo di fatto, non di mentalità. Riconosciamo infatti nella dichiarazione dell´uguaglianza dei diritti umani, proclamati prima dalla Costituzione americana e poi dalla Rivoluzione francese, versioni laicizzate della mentalità cristiana dell´amore, così come riconosciamo nella rivoluzione comunista e nella sua tensione all´uguaglianza un altro evento che ha le sue radici profonde nell´annuncio cristiano.
E questo perché Gesù, annunciando e, per chi ha fede, attuando la redenzione dell´uomo, ha introdotto un nuovo tipo di temporalità: non più "ciclica" come quella della natura che, stagione dopo stagione, ripete se stessa nella più assoluta assenza di senso, e neppure "progettuale" come può essere la temporalità che presiede il progetto del singolo uomo, che tende a uno scopo limitato nello spazio e nel tempo, ma "escatologica", dove alla fine (éschaton) si realizza ciò che all´inizio era stato annunciato. Il tempo acquista "senso". E quando il tempo acquista senso non è più semplice successione di giorni, ma diventa "storia". Storia di redenzione e di salvezza per chi crede. Storia di sviluppo e di progresso per chi si è congedato dalle dimore di Dio, ma non dalla casa dell´uomo che il messaggio di Gesù ha insegnato a considerare prossima alla casa di Dio.
Oggi viviamo nell´età della tecnica e dell´economia globale che non tendono a uno scopo che non sia il proprio autopotenziamento, non promuovono un senso antropologico perché percepiscono l´uomo solo come loro funzionario, non aprono scenari di salvezza, non redimono, non svelano la verità, semplicemente "funzionano". E siccome il loro funzionamento diventa planetario, il senso dell´uomo diventa più difficile da reperire, se già non si è giunti al limite della sua desertificazione.
E allora comprendiamo questo crescente interesse per Gesù, che ha portato l´uomo nelle prossimità delle soglie del sacro, a costo di desacralizzare il sacro, pur di salvare l´uomo, che l´attuale dispiegamento della tecnica e dell´economia globale non tengono in alcun conto. Se a ciò aggiungiamo che stiamo vivendo una sorta di età dell´odio, che si abbarbica alle mura delle chiese, delle moschee e delle sinagoghe, allora il messaggio di Gesù, che non esita a cacciare i mercanti dal tempio perché non sanno o non vogliono sapere che non è amore per Dio quello che non passa per l´amore degli uomini, torna ad essere un punto di riferimento, se non ancora una via di soluzione.
Sembra infatti, che per la convivenza tra gli uomini, non ci siano alternative all´amore, sia quello devoto del sentimento, sia quello disincantato delle pratiche della ragione, che alla parola "amore" preferisce la parola "rispetto", in ossequio alla lezione di Kant che prevede che l´uomo "sia trattato sempre come un fine e mai come un mezzo".
Qui laici e credenti possono convenire. Infatti sono entrambi figli di quella cultura "scandalosa" che Gesù ha inaugurato quando, con la sua incarnazione, ha desacralizzato il sacro e sacralizzato l´uomo.

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …

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