Vittorio Zucconi: Mai avuto una storia con Kerry. Un flop la trappola antidemocratici

15 Marzo 2004
Dimentichiamoci di Bill e Monica, per ora. Ci avevano provato di nuovo, i moralisti da tabloid e da Internet pilotati da fili per ora invisibili, ma il mondo ha fatto un giro e questa volta la trappola scatta a vuoto. E' addirittura la donna che si alza per salvare l' uomo (politico) e per sottrarsi al trito gioco della preda in tanga lanciata sulla strada del senatore anti Bush, John F. Kerry, e a usare parole che fanno venire un piccolo brivido a chi ricorda troppo bene i guai di Clinton: «Non ho mai avuto una relazione con quell' uomo», come Bill disse «non ho mai avuto relazioni con quella donna». Niente sesso, niente «storia», niente corna, neppure quella parolina che il caso Lewinsky trasformò in un' etichetta di infamia, «stagista». «Non ho mai lavorato né fatto la stagista per lui». E adesso, chiede la donna, «lasciate in pace me, il mio fidanzato, i miei genitori». Sembra chiaro. Non si può non credere a un' affermazione così netta, che la giovane signora il cui nome era stato rigurgitato dal sito di quel repubblicano Matt Drudge, che ancora vive dalla fama acquisita quando sparò per primo la notizia della «Monica Story» rubandola a Washington Post e Newsweek, ha fatto. Alexandra Polier - ora il nome si può scrivere senza esitare perché lei stessa ha parlato all' agenzia Associated Press per la quale lavora - ha scritto e telefonato dall' Africa, dove è andata per conoscere la famiglia del fidanzato, Yaron Schwartzman, un cittadino israeliano cresciuto in Kenya e che lei aveva incontrato nella scuola di giornalismo della Columbia a New York, studiando insieme. Alex, come la chiamano, non lascia ombre: «Le voci e i pettegolezzi che circolano nei media sono assolutamente falsi. Non ho mai avuto una relazione con il senatore Kerry, non ho mai lavorato per lui, né come dipendente né come stagista e chiunque metta in giro questa voci, non mi conosce». Era davvero troppo bella per essere vera, questa commedia di «Alex e il Senatore» costruita con i ritagli di stoffa lasciati dal caso Lewinsky. Era esattamente quello che sarebbe servito alla Casa Bianca, al burattinaio della campagna elettorale di George W. Bush, Karl Rove, ai sondaggisti del presidente preoccupati per il suo calo di popolarità e di credibilità, per distrarre l' attenzione nazionale e spostarla sul vincitore ormai certo delle qualificazioni fra i democratici. La formula secondo la quale, nella politica americana, la destra si mette nei guai per i soldi e la sinistra per il sesso, funziona sempre, ma questa volta al laboratorio degli sporchi trucchi alla Nixon è mancato il catalizzatore essenziale, i grandi mass media. I maggiori quotidiani americani, le reti tv importanti, i siti web più diffidenti, non hanno abboccato all' esca lanciata dai «pusher» di pettegolezzi rilanciati con intere prime pagine dai tabloid inglesi e newyorchesi. Gli studenti di giornalismo della Columbia, dove lei si era laureata nel 2003, hanno frugato negli archivi del college, hanno fatto ricerche per collegare la «Alexandra Polier» dei pettegolezzi con l' «amante misteriosa» e non hanno trovato nulla. Il senatore aveva negato, «no, non c' è nessun commento da fare perché non c' è nessuna storia» aveva detto, ma si sa che gli uomini, soprattutto se sposati in seconde nozze con la ricca vedova del ketchup, la signora Theresa Heinz, negano. Non aveva forse negato anche Bill? La casa dei genitori del fidanzato, degli Schwartzman in Kenya, aveva visto arrivare squadre di inviati spediti da New York e da Londra, non si bada a spese davanti a un «sex scandal». La signora Schwartzman non poteva più uscire di casa senza essere seguita da un corteo di automobili che la pedinavano, sperando di trovare un nuovo Kennedy, un nuovo Gary Hart, un nuovo Clinton, nell' avversario di Bush. Stessa sorte per la casa dei genitori di Alex nel New Jersey circondata dall' armata dei camion regia tv e reporter. Il Sun inglese aveva addirittura attribuito al padre un commento micidiale per Kerry: «Di lui non ci siamo mai fidati, è uno sporco cialtrone», che subito Drudge aveva ripreso come conferma. Non era vero. Anche i genitori, in sintonia con la figlia dall' Africa, hanno dovuto fare il loro bravo comunicato: «Sappiamo che sono voci false e siamo grati al senatore Kerry per la delicatezza con la quale ha trattato questa situazione. Abbiamo intenzione di votare per lui». La bolla è scoppiata e rischia di bagnare la faccia a chi l' ha gonfiata. Scoppia perché sono mancati all' appello dello scandalo i grandi media, che ora si trovano nel curioso paradosso di dover dare ai propri lettori la smentita di una notizia che non hanno mai pubblicato. Ma è mancato soprattutto il «fattore D», la donna, la vittima, la pecorella ingenua e maliziosa, come quella patetica Monica che si era illusa di farsi sposare da Clinton e riferiva a presunte amiche i loro giochi privati. Alex è più adulta, ha 27 anni, una laurea e un master, non sta al gioco, non diventerà una bambola per i tabloid e il campo di Kerry respira. Per ora. Perché se per caso, per impensabile ipotesi, fosse vero il contrario e la relazione ci fosse stata, sarebbe la fine. Già, nelle auguste aule del Senato americano dove Kerry siede da 19 anni frullano altre voci, altri pettegolezzi su lui. E' un democratico, è conterraneo di Kennedy, ha le stesse iniziali, ha il ciuffo, ha gli stessi amici, deve essere uno sciupafemmine e la destra di Bush comincia ad avere paura di perdere. Il sesso resta l' arma preferita di distruzione di massa, anche quando, come in questo o in altri casi ben più seri, l' arma non c' era.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …