Michele Serra: Il miracolo del Grande Quqbar

06 Maggio 2004
È stato recentemente calcolato che le componenti culturali e religiose in cui è diviso l'Islam sono 174 (si sale a 175 considerando anche Franco Cardini). In totale disaccordo l'uno con l'altro, i diversi Islam si combattono da secoli sanguinosamente, e ciascuno ha come attività prediletta il tentativo di sterminare il nemico interno (da qui i numerosi studi che sostengono l'origine islamica della sinistra italiana).
Ma un'antica profezia araba dell'ottavo secolo così recita: "Verrà il Grande Quqbar, e con un solo gesto saprà riunire l'Islam in un solo grande popolo". L'etimologia di Quqbar è controversa: secondo alcuni significa Presidente, secondo altri Imbecille, e comunque entrambe le interpretazioni convergono sulla figura di George W. Bush. Il Grande Quqbar non può che essere lui, che è riuscito in pochi mesi a mettere d'accordo sunniti e sciiti, Baghdad e Teheran, palestinesi e giordani, indonesiani e marocchini, Hamas e Afef. L'ira furibonda per l'invasione dell'Iraq è così massiccia e concorde che le inimicizie interne sono scomparse come per incanto. Dal punto di vista islamico, un capolavoro politico che neanche il più sagace e prestigioso dei leader arabi avrebbe mai lontanamente concepito.
Secondo alcuni ulema (che nessuno ha capito bene cosa sono, ma in un articolo sull'Islam vanno comunque citati), il contributo di Bush alla causa del mondo arabo è stato superiore perfino a quello di Lawrence d'Arabia. Al punto che in alcune scuole coraniche circola una leggenda: Bush sarebbe in realtà uno sceicco wahabita, espulso in gioventù dall'Università di Riad perché durante le esercitazioni di scimitarra aveva evirato per sbaglio il rettore. Per riscattarsi, e per volontà di Allah, si sarebbe candidato alla Casa Bianca con la missione recondita di distruggere gli Stati Uniti e islamizzare la Terra. Questa lettura, pur se ampiamente suffragata dai fatti storici in corso (recentemente, maneggiando un coltello da roast-beef, Bush ha evirato per errore il suo labrador), comincia a preoccupare molti intellettuali arabi: tra gli studenti delle scuole coraniche pare si stia diffondendo un vero e proprio culto di Bush. "Uno che fa delle stronzate così grandiose ai danni dell'Occidente - dicono i laureandi in Digiuno e Supplizio del ridente campus coranico di Quammallah, nel deserto di Baktir - non può che essere uno dei nostri".
La diceria dell'origine saudita di Bush, smentita dalla fisiognomica (il presidente, come molti anglosassoni e a differenza dei semiti, è sprovvisto di naso), trova però una singolare conferma nella seconda parte della profezia: "Al fianco del Grande Quqbar comparirà una Dama Nera, che gli dirà le parole giuste da dire, e soprattutto gli spiegherà che è inutile dirle quando il microfono è spento". Scartata l'ipotesi che la Dama Nera sia Michael Jackson (infatti non è nero), è ormai opinione diffusa che si tratti di Condoleezza Rice. Di origine libica (il vero cognome è Raiss), la Rice si finge nera (con il metodo Pece Keeping) su scaltro suggerimento degli analisti elettorali, che dopo un elaborato studio le hanno spiegato che mentre i neri, in America, sono venti milioni, i libici sono trentadue individui in tutto. È lei il vero falco dell'amministrazione Bush: mentre le colombe propendevano per una semplice distruzione dell'Iraq, la Rice propone di ritagliare l'Iraq e trasportarlo al largo dell'Alaska per cambiarne il clima, ostile agli interessi economici americani che in questa fase puntano tutto sugli sport invernali.
Alla luce dei fatti, l'imam della moschea di Quorum (dove ha sede la scuola coranica che studia i flussi elettorali) ha lanciato una durissima fatwa contro il candidato democratico Kerry: "Allah ci preservi in eterno l'amministrazione Bush". E in tutte le moschee della Terra si prega perché il Grande Quqbar continui a lavorare per la ritrovata unità dell'Islam.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …