Vittorio Zucconi: Calcio. La mela marcia

17 Giugno 2004
E adesso avanti, sistemato Totti, allarghiamo un poco l'obbiettivo della prova televisiva. Benissimo la moviola degli sputi, dei calci, dei falli e sacrostanta la squalifica di quello scaracchione che doveva avere dimenticato la testa dal barbiere o dalla barbiera che lo aveva conciato come un bobbista Jamaicano di Porta Metronia, ma fermarsi alla sputazza sarebbe un peccato.
Si introducano subito telecamere nelle riunioni di Lega, per consentirci di vedere e rivedere con calma quello che si dicono presidenti e amministratori attorno a tavoli dove, se facessero la prova antidroga (ci siamo capiti, non parlo di steroidi) un buon numero sarebbe deferito alla magistratura. Puntiamo gli obbiettivi sulle carte false che si scambiano, sui documenti anagrafici fabbricati nei retrobottega delle salumeria, sulle ricevute Iva e Irpef, sui pagamenti in nero, sui bilanci, sui conti aziendali e sulle obbligazioni spazzatura e sui finanziamenti bancari scritti come i ragazzi d'una volta (non so ora, manco da tempo dalle scuole) tenevano i libretti multipli per giustificare le assenze, con firme false di mamme, papà o di chinefalaveci, senza contare battaglioni di nonni e nonne in perfetta salute prematuramente e ripetutatamente uccisi.
Spalanchiamo l'occhio del video su quel mercato di tappeti taroccati che è il cosiddetto calciomercato, su allenatori marchettari, sui giornalisti che truffano spargendo voci soltanto per fare gli interessi di qualche intrallazzatore o per semplice fantasia, sui motivi che fanno fallire alcune società mentre altre restano miracolosamente in volo appese a palloncini gonfi d'aria fritta, sui bidoni ai danni dell'azionariato popolare e dei risparmiatori, sugli incroci incestuosi di parenti-agenti che si scambiano giocatori, sul giro incessante di falene e di lenoni che ruotano attorno ai giocatori.
Condannare lo Scaracchione non è soltanto doveroso, per tutti i sacri discorsi sul rapporto tra celebrità e responsabilità, anche se un giocatore di calcio è pagato soltanto per giocare al calcio e non per essere un esempio di vita e di pensiero per i fanciulli. Povera quella famiglia dove il modello ammirato è un pallonaro, dove l'idolatria per una squadra deve colmare il vuoto di valori e di esempi reali.
Ma individuare nel giocatore di seconda o terza fila che scommette su una partita il "diavolo in convento", il corruttore delle vergini calcistiche o limitarsi a esecrare Totti per la imperdonabile idiozia commessa con le ghiandole salivari e poi sottilineata dal pedatone al ginocchio di un altro avversario, è l'equivalente pallonaro della teoria sulle "poche mele marce" che torturano i prigionieri.
Se mai la moviola dell'onestà e dell'integrità si accendesse non soltanto sul campo, ma su quello che lo concima, altro che sputi in faccia, vedremmo volare. Una nazionale seria avrebbe spedito Totti a casa prima che la Uefa intervenisse, per il proprio e per il suo bene. Una nazione seria, spedirebbe a casa tutta la Lega calcio.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …