Michele Serra: La Sanremo degli scandali affonda il vecchio potere

29 Giugno 2004
È una ciliegina piccola piccola, sulla torta del centrosinistra che vince quasi ovunque. Ma ha un sapore imperdibile, la "Sanremo comunista" che un ridicolo manifestino di Forza Italia paventava prima del voto, nell´estrema speranza di terrorizzare qualche elettore indeciso. Imperdibile e quasi surreale, tanto che a mezzanotte passata, tra le fontane e le gelaterie di piazza Colombo, la piazza in festa era divisa tra gli occhi lucidi e lo humour.
Perché la sinistra sanremese (molte barbe canute, parecchi giovani e giovanissimi, un evidente "buco" generazionale tra i trentenni), anche se letteralmente pazza di gioia, sa benissimo che Sanremo è una città solidamente di destra, prima democristiana poi berlusconiana, e che per riuscire a perderla il centrodestra ha dovuto decisamente abbassare il livello (già incredibilmente basso) del proprio daffare politico.
No, il nuovo sindaco Borea non è comunista. Non è neanche di sinistra. È un imprenditore di buona famiglia, delegato dalla Confcommercio e dagli albergatori a tentare un disperato colpo di reni per rimettere insieme i cocci di una città di mare sgovernata e derubata, negli anni, con metodo e perseveranza. Quasi tutte le giunte precedenti (compresa l´ultima, nel 2002) sono state chiuse da una retata, e qui nessuno si è mai sentito di tirare in ballo le toghe rosse. Solo che i sanremaschi rivotavano puntualmente, a larga maggioranza, i superstiti delle retate, tanto orrenda e minacciosa doveva parere l´ipotesi di una giunta di sinistra. Ma esiste un colmo, evidentemente, anche per una città non esattamente etica come questa, dove le clientele per le assunzioni pubbliche, la vendemmia tangentizia del Casinò, del Festival e degli appalti sono un´antica consuetudine, e già nei ruggenti anni Ottanta Beppe Grillo, dal palco dell´Ariston, salutava strafottente "gli assessori ancora a piede libero".
"Hanno rubato troppo" non sarà un´analisi politica raffinata. Ma lo diventa quando si voglia misurare l´incredibile e decisivo colpo di nausea di una parte dell´imprenditoria locale, che si è alleata con il centrosinistra un po´ per disperazione un po´ per dignità, sfinita dagli scandali e angosciata dalla inarrestabile decadenza di una famosa stazione turistica in vistosa crisi di identità e di prospettive. A Sanremo i lavori pubblici, e i cambiamenti in generale, hanno tempi islamici, la ferrovia è stata spostata a monte da un lustro ma la massicciata, irta di sterpi e rifiuti, costeggia ancora il lungomare, come un cadavere in putrefazione, in attesa di una nuova destinazione. L´albergo più bello della città, il sontuoso Savoy dove morì Luigi Tenco, è stato per ventisette anni abbandonato ai sorci e ai vandali, e si avvia pigramente, una martellata oggi una domani, a concludere la ristrutturazione più lunga ed esasperante della storia dell´edilizia moderna.
Altri cinque o sei albergoni liberty hanno chiuso, il traffico è un micidiale e perenne collasso di motorini impazziti e macchine ferme, e la più memorabile battaglia (semi-vinta) condotta negli ultimi anni da Sanremo contro se stessa è riuscire a ripulire (in parte) l´ex splendido Corso degli Inglesi dagli stronzi di cane, che pullulavano con una densità per metro quadrato da fare invidia agli abitanti di Hong-Kong.
Spietatamente, a pochi chilometri, la Francia mostra la sua costa ordinata, pulita, illuminata. A Mentone, ugualmente stretta tra montagna e mare, si trova addirittura parcheggio. Il raffronto non è neanche tra due paesi: sembra quello tra due epoche, di là siamo nel 2004, di qua pare che non si riesca, davvero non si riesca a bucare il confine del vecchio secolo, quello della speculazione edilizia e dello sviluppo ingordo e imprevidente, che riempie le tasche oggi per svuotarle domani.
Quello che sbalordisce, nella vittoria di Borea, è il colpo di reni, l´insperata fiducia nel cambiamento, in una comunità mugugnona e rassegnata, che pareva intenta solo a contendersi le ultime briciole di una torta turistica e mondana che fu, ai tempi, di prima scelta. A festeggiare il nuovo sindaco non c´era nemmeno mezza bandiera rossa, ma una piccola marea di persone che si rassicuravano l´una con l´altra, "è proprio vero", "è successo veramente". Qualche sparuto coro di "Sanremo libera", qualche anziano che faceva i conti di quanto è durato l´abbonamento alla sconfitta, abbracci veri, lacrime di gioia, il nuovo sindaco che saluta da un palchetto e certo non pensa alla soviettizazione delle serre e delle spiagge, piuttosto a come aggiustare le fogne e ripulire i marciapiedi.
Uno dei capi locali dell´Ulivo racconta di avere avuto paura di non farcela fino all´ultimo. "Sdraiato sul lettino in spiaggia, sentivo le anziane signore torinesi e milanesi che si sono ritirate a Sanremo, tutte col Giornale in mano, che dicevano: oggi c´è il ballottaggio tra Berlusconi e i comunisti. Molte hanno la residenza qui, votano qui...".
Ma neanche le vecchie signore (che in Riviera sono migliaia, allettante miniera d´oro per una fiorente attività di medici e medicastri) sono più quelle di una volta. Molte, elettrici di centrodestra, hanno votato Borea.
"Berlusconi contro i comunisti" era un´altra elezione, una fiction delle tante che non hanno più audience. E per la prima volta nella sua lunga storia, Sanremo avrà la destra all´opposizione, e il nuovo Savoy, con i torrioni liberty rimessi a nuovo e i suoi immensi saloni restituiti ai ricchi clienti, sarà inaugurato da Borea "il comunista".

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …

La cattura

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