Vittorio Zucconi: Sesso di distruzione di massa

28 Luglio 2004
Infuriava lo scandalo Lewinski, giorni di malizie, di eufemismi e di imbarazzi. Una producer della televisione pubblica americana, la Pbs (pubblica ma senza canone, non è mica vero che "siamo tutti americani") mi chiama per invitarmi a non so più quale trasmissione, in onda nelle ore in cui neppure i bambini guardano la tv. Voleva il "punto di vista" di un osservatore straniero sullo scandalo di un Presidente da cinema per soli adulti.
L'ultima notizia, che animava i noiosissimi cocktail parties di Washington e scatenava cori di "tsk tsk" da cicale estive da parte delle signore che di fronte ai mariti non volevano mostrarsi troppo invidiose della Lewinski, era la faccenda del "troopergate". Si diceva che Bill mandasse i suoi "troopers", la polizia dello Stato, a rastrellare ragazze nei bar per lui.
Con tono contrito e umiliato, la conduttrice chiese a noi ospiti stranieri che cosa, nei nostri rispettivi Paesi, la gente pensasse di una nazione nella quale un capo di Stato usava la polizia per rimorchiare, come nel grido straziante dello zio matto in Amarcord, Appena Bill ululava "voglio una dooooonnaaaa", la pattuglia della volante partiva. Forse ero di cattivo umore, ma le risposi indispettito. Dissi, in diretta: "In Italia, gli uomini sicuramente lo invidiano. Tutti i maschi, se fossero onesti, ammetterebbero che gli piacerebbe poter mandare la polizia a rimorchiare per conto loro". Non mi invitarono più in quella trasmissione.
Ora che nelle librerie stanno, accatastate come le trincee di legname dei ragazzi della via Pal, le memorie di William Jefferson Clinton chiamato "Bubba" dagli amici e "Micione" dalla Lewinski, la rabbia di quella mattina del '98 alla tv mi è tornata. L'autobiografia di Micione è una macigno illeggibile da far diventare strabici per il sonno, come ha scritto la critica letteraria del New York Times, e come posso confermare. Eppure il ragazzone quasi sessantenne ha incassato già 10 milioni di euro di diritti d'autore soltanto perché in un paio di paginette tratta e sbarazza Monica come "un rapporto improprio", accaduto in un momento di solitudine, quando lei gli portò una pizza nell'ufficio deserto. A lei è rimasta la pizza fredda, a lui 10 milioni. Poi non lo si deve invidiare?
Ma Micione ha la fortuna di avere esercitato la professione di politico negli Stati Uniti, dove farsi finanziare da società di bancarottieri che si mangiano la cassa, prendere contributi da fabbricanti di bombardieri, negare l'assistenza sanitaria a chi non ha i soldi per le assicurazioni e inventarsi bugie per andare in guerra è perfettamente normale, ma il sesso è l'arma di distruzione di massa della vita civile.
Un promettente, futuro senatore di Chicago, ha avuto la carriera stroncata quando si è scoperto, dai documenti di divorzio, che aveva portato la moglie in due locali sporcaccioni eppure legittimi, andandosene subito quando lei aveva protestato. Non era successo niente e la signora, già vincitrice del titolo di Miss Illinois e finalista del concorso nazionale "Bella in Bikini" non era una novizia Carmelitana, ma la rivelazione è bastata. "Senatore in locale erotico!". Tsk tsk.
Investigatori pagati dal partito di Bush stanno frugando nella vita dell'avversario Kerry per scoprire se anche la sua prima moglie, nella rissa schiumante del divorzio che lei non voleva, avesse rivelato qualche suo vizietto e cornetto. L'inferno non conosce furia come la collera di una donna respinta, osservava Shakespeare, dunque fruga fruga, qualche palla di fango la signora avrà pur lanciato contro l'ex marito.
L'uomo prescelto da lui come possibile vice, John Edwards, è sposato da oltre 20 anni con la stessa compagna di università, ma non si disperi. In quei dormitori misti dei colleges, nelle notti sudaticce del Sud, possibile che il futuro senatore, magari un po' sbronzo...? Cercasi compagna di università disposta a parlare, discrezione garantita, citofonare Bush. Un giudice della Corte Suprema ora in carica, Clarence Thomas, rischiò l'altissimo incarico quando la sua assistente lo accusò di averle detto un giorno per sedurla, "qualcuno ha messo un pelo pubico nella mia Coca Cola". Frase che, pur nella mia limitata esperienza, mi sembra più indicata per provocare conati, che pulsioni amorose.
Aspetto fiducioso, dunque, da giornalista stanco di rimescolare la polvere e il sangue dell'Iraq e nostalgico di incruente battaglie di lenzuola, che tra ora e le elezioni presidenziali americane di novembre, l'arma di distruzione di massa americana sia scoperta e faccia nuove vittime, tra gli avversari di George Bush. Lui, ne è immune. Il presidente preferisce svagarsi con un altro genere di avventure. Purtroppo.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …

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