Michele Serra: Quel Grazie che manca

23 Agosto 2004
Il presidente Ciampi ha assegnato la medaglia d' oro al merito civile a Cheikh Sarr, il giovane immigrato senegalese annegato alla vigilia di Ferragosto per salvare la vita di un italiano. E’ accaduto poco sotto Livorno (Livorno, in questo agosto, è come predestinata a farci parlare di sé e di noi), sul litorale di Marina di Castagneto, a pochi passi dalle invisibili ville della nobiltà toscana incastonate in una delle pinete più protette e intatte d' Italia. Il mare era cattivo, gonfiato da una furente libecciata, e in poche ore, su quella costa, ne ha portati via quattro, incauti o sfortunati. Il quarto è stato Cheikh, ma avrebbe dovuto essere un altro: lo sconosciuto italiano salvato dal gesto generoso e istintivo di un venditore ambulante nero. La storia, a dispetto della sua moralità quasi didascalica (il nero che salva il bianco, di questi tempi, è inevitabilmente una pedata bene assestata al razzismo), ha però una coda acida, sgradevole: il salvato, mentre il salvatore moriva, se ne è andato senza un grazie, e di lui non si conosce niente, né il nome né lo stato d' animo. Il vero "giallo dell' estate", al dunque, sarebbe ritrovare questo fuggiasco miracolato. E senza la malagrazia dei media - cioè senza assillarlo, perseguitarlo, mostrificarlo - chiedergli però, gentilmente, discretamente, di farci sapere qualcosa su quel tremendo pomeriggio. Di darci una ragione del suo comportamento, che in assenza di spiegazioni ci appare, adesso, l' altra faccia della medaglia di Cheikh: demerito civile. è proprio per evitare questa facile e retorica specularità - il nero eroico, il bianco vile e ingrato - che sarebbe bello, e forse importante, che il vivo si facesse vivo, appunto, dando un significato meno desolante alla sua storia, e al gesto di Cheikh. Il panico, lo choc, perfino l' imbarazzo, sono attenuanti forti, comprensibili. Nessuno può sindacare più di tanto sugli attimi stravolgenti che spostano in un fiato vita e morte, nessuno è certo, in quei frangenti tempestosi, di sapere come ci si deve comportare. Ma dopo, vuotati i polmoni e sfumata l' angoscia, tornati alla propria casa e alle proprie persone, saputo (perché è impossibile non saperlo) che qualcuno ha regalato per te la propria vita: com' è possibile, dopo, che questo nostro connazionale (tale lo definiscono, con certezza, i testimoni) continui a scappare? Nell' intreccio spietato dei due destini, tra l' altro, oggi è il senegalese a rappresentare la vita, ed è l' italiano il vero annegato, sparito tra i flutti di un' insensibilità che ci appare insopportabile. Davanti a quel litorale, nei giorni scorsi, si è cercato per giornate intere, in elicottero, in barca, scrutando la risacca dalla spiaggia, di ritrovare i quattro morti, uno per uno, perché è civile dare sepoltura, e consolante. L' unico corpo mai ritrovato, fin qui, è quello del vivo. Se qualcuno lo conosce, sa chi è, lo consigli. Non è necessario svelare l' identità, tanto meno la foto segnaletica, come si fa con i vari "mostri" di ogni ordine e grado schiaffati sul giornale. Basterebbero le parole. Una lettera, una telefonata, un segno di avere capito che cosa è accaduto il 14 agosto a Marina di Castagneto, giorno di salvataggio, ma giorno di salvezza solo se il ragazzo nero Cheikh, in viaggio per il Senegal con una medaglia d' oro, potesse ricevere il "grazie" che conta più di tutti, quello dell' uomo al quale ha lasciato il suo posto sulla Terra.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …