Michele Serra: Il visto negato e il diritto alla vita

27 Agosto 2004
È morto soffocato nel bagagliaio della Golf della sua fidanzata italiana, nel traghetto per Genova. Non sta a noi stabilire quanto l´amore, quanto la necessità o il calcolo abbiano spinto Amor Knis, così si chiamava, a stivarsi in quel guscio, uno dei tanti (carrelli d´aereo, containers, casse di legno, intercapedini di camion) che la storia favolosa e atroce dell´immigrazione ci ha costretto a scoprire adatti a contenere il corpo umano, spesso per trasformarsi in bara. Si sa soltanto che Amor era l´uomo di una giovane bresciana, madre di due bambini, e che avevano deciso insieme di non separarsi dopo le ferie a Djerba, desiderio di invincibile naturalezza per due amanti. Volevano tornare insieme in Italia senza che legge o prudenza bastassero a dissuaderli: da Djerba, come da qualunque luogo della costa africana, l´Italia non può che apparire un´attraente prolunga dell´Europa, così vicina da poterla quasi afferrare con lo sguardo e con le braccia, aggrappandosi a una vita più felice.
Gli ingredienti della tragedia (il villaggio turistico, la Golf, la storia d´amore - una delle tante - tra dirimpettai mediterranei) non rimandano alle apocalittiche migrazioni di affamati e sradicati disposti a tutto. Ci è più prossima, più familiare, rassomiglia alle cose, ai luoghi e alle abitudini del nostro benessere. Proprio per questo ci inchioda a una questione ? quella della libera circolazione delle persone, o perlomeno della loro legittima ambizione a farlo ? che abbiamo relegato, sbagliando, quasi al solo campo dell´ordine pubblico, o dell´equilibrio tra Stati ed economie.
Nessuno (nemmeno il più spocchioso dei politici o dei commentatori) può presumere di dipanare l´ingorgo mondiale di uomini in movimento con leggi e indirizzi davvero risolutivi, o per via restrittiva o per via liberale. Ma storie come quella di Amor e della sua vedova dicono una verità per niente ideologica e moltissimo fisiologica, che la gente non solo è costretta, ma desidera fortemente muoversi nel mondo, e che specie in un piccolo mondo come il Mediterraneo (che è come un enorme cortile gremito da secoli o per conoscersi o per scannarsi, o per fare affari o per amarsi) questo impulso è incoercibile, semplicemente incoercibile.
Del socialismo reale, forse perfino al di là delle censura e delle persecuzioni, ciò che ci impressionava di più era la pretesa di inchiodare gli uomini nei loro posti, equiparando il libero movimento a un reato. Vietato l´estero, e spesso erano malvisti e ostacolati perfino gli spostamenti interni. Nella società di mercato, che si vuole libera quasi per definizione, le merci hanno una mobilità infinitamente superiore agli uomini. Che anche quando viaggiano come merci, stivati sulle carrette proverbiali o tra le valigie di un´auto, spesso non hanno sbocco né soccorso né comprensione, fuorilegge come sono, clandestini, invasori.
Nel concreto: possibile che Amor non potesse ricorrere a un visto, e salvare la vita? Se avete mai frequentato un´ambasciata, italiana o straniera, alla ricerca di un varco agevole e agibile per qui o per là, saprete di certo che il solo voler partire è già ragione di sospetto e di malumore. Gli uomini sono una merce speciale, d´accordo: ma la sensazione è che questa specialità consista, rispetto alle merci che viaggiano, in una minorità universalmente stabilita, di qua e di là del Mediterraneo come di tutti i luoghi della Terra. Una minorità tale da spingere qualcuno (molti) a buttarsi alla cieca nel mare.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …