Vittorio Zucconi: La "Convention" repubblicana. E Giuliani offende gli alleati. "Ricordate l'Achille Lauro?"

03 Settembre 2004
Nasce la nuova dottrina Bush per ricostruire le alleanze internazionali: insolentire gli alleati. Ecco la nuova formula repubblicana lanciata da Giuliani per aumentare la simpatia verso gli Usa: dileggiare i due migliori e più leali alleati che l'America abbia avuto dalla fine del secondo conflitto mondiale, quella Germania e quell'Italia "semper fideles", come i Marines, per strappare l'applauso dei cloni repubblicani in platea e scatenare il coro di «boooo» indirizzati a Roma e Berlino. «Alcuni dei terroristi dell'Achille Lauro furono arrestati, ma poi il governo italiano li lasciò scappare per timore di rappresaglie», recita l'ex sindaco usato da Bush come ariete. Booooo a Roma. «Tre terroristi responsabili della strage di Monaco furono rilasciati poco dopo la cattura». Boooo a Berlino. «E i terroristi hanno capito allora che la risposta dell'Europa sarebbe stata il compromesso». Boooo per tutti. Ma per fortuna ora c'è George, ci rassicura Giuliani (ovazioni prolungate, come scriveva la "Pravda" riferendo i discorsi ai congressi del Pcus). Deve essere sembrata una brillantissima idea, ai manager che controllano il copione della George Bush Coronation, quella di mescolare insieme, nella grande ribollita della retorica neo conservatrice riscaldata per servire altri quattro anni di George, Al Quaeda e Arafat, la Achille Lauro e l'11 settembre, le Olimpiadi di Monaco e il quotidiano massacro in Iraq, Craxi e il mullah Omar e insultare l'Europa per magnificare l'America, e ha funzionato ottimamente. Quando Rudy, il sindaco che seppe sollevare la propria popolarità vacillante nel tragico mattino di settembre, ha schernito il governo italiano guidato da Craxi, e quello tedesco del 1972, la platea ha disciplinatamente ululato, quasi con lo stesso entusiasmo bilioso dedicato a Michael Moore, il regista di Fahrenheit 9/11, che la destra ha assunto a fantoccio preferito del proprio ludibrio, rendendolo miliardario e gongolante per tanta esecrazione. Non deve neppure stupire che proprio un figlio di immigrati toscani da Montecatini, il Rudy Giuliani che in un'intervista mi confessò anni addietro di compulsare le liste dei laureati nelle università di New York per cercare con orgoglio i cognomi italiani, si sia assunto il compito di riprendere la classica linea sprezzante del ministro Rumsfeld sulla "vecchia Europa" e portarla un passo avanti, riesumando il celebre "inghippo" voluto dal governo Craxi per risolvere il caso Achille Lauro. Proprio il suo cognome "straniero", come quello dell'altro immigrato steroideo che ha drogato la platea ieri sera, Schwarzenegger, lo autorizza e lo mette al riparo da accuse di attaccare le altre etnie. E se gli italiani o i tedeschi possono addolorarsi pazienza, perché la vera audience alla quale Rudy si rivolgeva non erano né italiani né tedeschi, ma era la comunità ebraica di New York, quella che lo votò sindaco in passato e sulla quale i repubblicani sperano per rovesciare la prevista maggioranza democratica. Se il "Bush show" riuscirà a convincere questa parte dell'elettorato che tra la Monaco 72 e l'Iraq esiste una continuità reale, che Olp e Al Qaeda sono soltanto facce dello stesso orrore, confermato anche dalla strage sugli autobus di ieri, l'elettorato democratico israelita di New York potrebbe turarsi il naso e votare Bush. Poiché in guerra, in amore e in politica tutto è lecito, questa patetica trovata retorica di Rudy Giuliani contro italiani e tedeschi non deve scandalizzare. Ogni partito ha il proprio Michael Moore ed è soltanto il Moore degli altri che indigna. La "republican machine" ha ripreso a macinare a pieno regime la farina nella quale è specializzata, la "negative propaganda", l'insinuazione e l'insulto. E se nella marcia triturerà l'amor proprio di qualche nazione suscettibile, i signori del mondo non perderanno un minuto di sonno. Basterà, a elezioni vinte, un invito a colazione alla Casa Bianca, per rimettere in fila gli gnomi europei.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …

La cattura

La cattura

di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia