Vittorio Zucconi: I repubblicani contro Rather. Falsi su Bush, licenziatelo

23 Settembre 2004
La Destra americana salda i conti con i giornalisti di opposizione e consuma con gelida felicità la vendetta postuma di Richard Nixon contro quella "stampa di sinistra" che lui odiava, ricambiato. Dan Rather, il divo delle "news tv" che dagli schermi della Cbs News fece da sponda al caso Watergate, sta subendo oggi quello che 30 anni or sono aveva inflitto a Nixon, il lento, inesorabile supplizio pubblico di un uomo caduto nella trappola delle mezze bugie, delle resistenze inutili e dei documenti bidone che naturalmente è già stata battezzato il "Rathergate". Una vecchia lettera datata 1972 che lui aveva ricevuto e lanciato dalle antenne della Cbs per confermare le manovre e le raccomandazioni paterne per evitare al giovane George la guerra in Vietnam, si è rivelato con ogni probabilità una bufala, ma anziché fare quello che lui già predicava negli anni '70, ammettere l'errore subito e tagliare le perdite, il fuoriclasse del giornalismo televisivo si è comportato da principiante. Ha negato, sottilizzato, preso tempo. E oggi nessuno, certamente non gli 80 parlamentari repubblicani che hanno chiesto ufficialmente alla Cbs il suo licenziamento, è disposto a scommettere che Dan arrivi fino alla fine del suo contratto di direttore dei servizi giornalistici, nel 2006. La legge del contrappasso politico-giornalistico sembra averlo travolto, accecandolo. Per un reporter prima e anchorman straordinario come lui, che aveva fatto dell'aggressività e degli scoop la propria scala mobile verso la fama e la ricchezza, era forse inevitabile che il crollo arrivasse nell'inseguimento dell'ultimo grande colpo prima di andare in pensione, la prova che avrebbe distrutto Bush e la sua retorica guerriera. Poiché non esiste, per un giornalista di razza, tentazione più grande di credere al pezzo di carta o alla testimonianza che conferma le sue opinioni, qualcuno, forse proprio un avversario, da un fax di una copisteria di Abilene, in Texas, gli ha offerto il boccone avvelenato. Ha inviato al direttore del Tg Cbs la lettera di un ufficiale (defunto) nella quale c'era la conferma che il giovane Bush era stato coperto e imboscato dalle potenti complicità familiari. Ma non passavano ore, prima che dai sotterranei di Internet, le talpe dei blog, dei diari elettronici, cominciassero, spontaneamente o no, a scavare e a scoprire le ovvie incongruenze di quel pezzo di carta, scritto - e questa era soltanto la più vistosa - con un carattere, il Times Roman, diffusissimo tra chi usa oggi i programmi di scrittura video ma assai raro nelle macchine per scrivere Ibm di 30 anni or sono e ancor più raramente usato dalle dattilografe della Guardia Nazionale, dove George W si era imboscato. Talmente grandi sono i dubbi che quella lettera solleva, che soltanto lo hybris, la presunzione, e l'ansia di incastrare quel Bush che egli detesta, può spiegare l'accecamento di Rather. E i gates, i cancelli della trappola costruita per Nixon, un presidente che distrusse se stesso per arroganza e paranoia, si sono aperte davanti a colui che aveva osato polemizzare in diretta con il Presidente degli Stati Uniti durante una conferenza stampa. Prima sprezzante, soprattutto con le "talpe" di Internet e poi con i fratelli-coltelli del giornalismo deliziati dalla possibilità di distruggere un mito irraggiungibile, poi confuso, infine quasi patetico nella difesa della bufala ("anche se il documento è falso, quello che illustra è vero") Dan Rather, detto "Gunga Dan" da quando partì per una spedizione in Afghanistan travestito da esploratore Kiplinghiano, si è chiuso i cancelli della trappola alle spalle. Il Presidente della Cbs, di fronte al collasso dei ratings del suo Tg, finito addirittura al sesto posto nel mercato cruciale di New York dietro i due concorrenti, Tom Brokaw e Peter Jennings e a vecchi telefilm, quiz e repliche di commedie, lo ha difeso, ma con il tono di chi sta preparando la pillola al cianuro: "Conosco troppo bene Dan Rather per pensare che possa avere bevuto un falso così grosso". Dunque, se invece lo ha bevuto.... I repubblicani, che da tre decenni portano in gola la rabbia per la destituzione di Nixon e che tentarono invano di rivalersi sul Clinton del Sexgate gongolano e non solo per il gelido sapore della vendetta. Il "Rathergate" e il comportamento di colui che ereditò il trono di Walter Cronkite sulla poltrona di direttore del notiziario Cbs hanno completamento stornato l'attenzione dalla sostanza, che sono le probabilissime bugie di Bush sul suo servizio militare, per concentrarsi sulle gaffe di un simbolo del giornalismo liberal, che, a 72 anni, nonostante le spigliate bretelle da giovane reporter molto Prima Pagina, è comunque sulla sponda della pensione. Un regolamento di conto fra texani, quindi, essendo texano Rather come texano è George W, dal quale uno dei due non uscirà vivo. Ma soprattutto un altro duello all'ultimo sangue fra quella destra che sta inesorabilmente strappando il controllo del pubblico alle élite del giornalismo progressista e antiestablishment, come già dimostrato nella cacciata del direttore del ‟New York Times”, Raines. Bob Woodward, l'ultimo supersistite della generazione del Watergate con Bernstein ancora in piedi, farebbe bene a guardarsi dietro le spalle.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …