Michele Serra: Addio tut tut la linea sarà sempre libera

04 Ottobre 2004
La fortunata (e bellissima) campagna Telecom con l'icona di Gandhi che pervade schermi di ogni ordine e grado, dalla piazza al telefonino, fa pensare a una comunicazione che crea vincoli e cultura, che affratella e unisce. Quella campagna può anche essere letta come uno scongiuro, un esorcismo, un antidoto: molto, nelle nuove tecnologie della telecomunicazione, sembra invece fatto (paradossalmente) per isolare e separare, quando non per recludere gli individui in case iperconnesse, ma così avvolgenti e autosufficienti da rasentare l'onanismo tecnologico. L'idea di una famiglia i cui membri abbiano ciascuno (in aggiunta al cellulare) un numero telefonico di casa, anzi di camera, personale, e di un centralino che smisti il traffico di chiamate domestiche come in un'azienda, da un lato suggerisce estremo comfort, privacy a prova di genitori (o di figli), abolizione delle classiche attese da linea occupata (e chiunque abbia figli adolescenti sa che a volte sono in grado di sequestrare senza scampo il telefono di casa). Dall'altro perfeziona l'inquietante immagine di membri di una stessa famiglia sempre più reclusi nelle proprie stanze, davanti ai propri video, connessi ai propri telefoni individuali (almeno due, un cellulare e il proprio apparecchio domestico con numero separato), ciascuno divenuto il terminale di quasi infiniti colloqui, immagini, rapporti remoti, e ciascuno sempre più separato dai suoi conviventi fisici. Quando si moltiplicò il numero dei televisori di casa, ognuno era finalmente libero di vedere ciò che gli pareva senza doversi accapigliare per il controllo del telecomando, piccolo totem del potere domestico. Ma si perse quasi del tutto, e forse per sempre, il piacere della visione collettiva di un programma, e l'utilità di discuterne la scelta. Caddero motivi di conflitto, ma con essi anche motivi di dibattito e di scelta, perché la promiscuità, quando non sia mortificante, è formativa, disegna e sovverte gerarchie, insegna a sostenere le proprie ragioni. Allo stesso modo la linea telefonica unica, in ogni famiglia, innescava discussioni a volte molto accese sull'uso corretto del mezzo, se dovesse servire solo per le urgenze o potesse reggere le infinite chiacchiere tanto care a ragazzine e ragazzini, se la bolletta (in genere alta) fosse da considerare uno scialo o una necessità. Non è bastato il cellulare, a quel moltiplicatore quasi miracoloso dei volti e delle voci che è la tecnologia, a snellire il traffico. La corsa è inarrestabile, e anche il telefono domestico diventa, da strumento collettivo, accessorio personale. Il "tut tut" che ci informava, fin qui, della possibilità che in una casa il telefono potesse essere occupato, diventerà presto una bizzarra anomalia. Centralini smisteranno, devieranno, escluderanno intoppi, inseguiranno nelle loro camere le persone senza fermarsi educatamente in anticamera. La reperibilità aumenta, la disponibilità aumenta, tutti sempre presenti. Se più liberi, non è ancora chiaro. Forse eravamo più liberi quando il telefono suonava più spesso occupato.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …