Vittorio Zucconi: Slow Food, l'eroe europeo

04 Ottobre 2004
C'è un altro scontro di civiltà, sulla strada dell'Occidente, che il magazine ‟Time” ha individuato, scegliendo subito in quale campo stare, è la guerra tra la barbarie del fast food e la cultura civile del gusto. In questo 2004 di rabbie, il grande periodico americano che ogni anno sceglie i personaggi leader del tempo ha eletto a inatteso "eroe europeo" un guerriero dello slow food, il piemontese Carlo Petrini che da vent'anni combatte, dalla cittadina di Bra, per esportare il buon gusto e per resistere alla globalizzazione del cibo di plastica. E lui, che ‟Time” definisce un "Don Juan" forse confondendolo con "Don Quixote", non è il solo, fra i 27 "eroi", che suoni come un dispetto alla retorica dell'America dominante e invasiva di "Giorgio Imperatore" e dei falsi miti americani. è un bene che Bush ignori i giornali che pubblicano notizie sgradevoli, perché se una copia della prossima edizione di ‟Time Europe” con la lista degli "eroi europei" 2004, con il tributo all'avversario piemontese delle multinazionali della orrida polpetta e la copertina con il volto di Simona e Simona finisse sul suo tavolo allo Studio Ovale, il presidente americano ci resterebbe molto male. Dalle due giovani donne italiane, quelle incorreggibili e ingenue "Simone" che osano ancora contestare la missione salvifica della guerra giocandosi le simpatie sentimentali di mezza Italia, al giudice Carla Del Ponte di quella corte internazionali di giustizia che l'amministrazione Bush boicotta e teme, dall'attrice inglese orribilmente progressista Emma Thompson a Carlo Petrini, i 27 "European Heroes" 2004 scelti dal magazine americano sono un who's who di tutto ciò che la nuova retorica muscolare del politically correct antipacifista e antibuonista e filoglobalista troverebbe detestabile e politically incorrect. Sono tutti sbagliati, peggio, sono tutti anacronistici, appunto come il crociato di Bra che lotta contro la polpetta imperialista, questi eroi che ‟Time” ha scelto da liste sottoposte dai suoi corrispondenti e redattori in Europa e poi selezionato con un referendum attraverso il suo sito Internet. Sono eroi d'un tempo e d'una cultura che appartengono a un mondo che, ci viene detto, l'11 settembre ha spazzato via come rottami da "vecchia Europa", per usare l'immortale e rivelatrice gaffe di Donald Rumsfeld. Precisamente quella vecchia Europa che il gusto del cibo vero e delle buone azioni disarmate e ingenue, rappresentano. Come già lo scorso anno, quando nella lista dei prescelti comparve un altro dei grandi nemici pubblici della nuova religione del moschetto, il medico di Emergency, Gino Strada, anche quest'anno, ‟Time”, che nel 2003 aveva scelto the American soldier, offenderà le legioni dei "cattivisti". Carla Del Ponte, che dall'Aja tenta d'imbastire processi spesso impossibili contro i criminali di guerra di ogni nazione, fa paura a una Casa Bianca che ha rifiutato di sottostare al tribunale del diritto internazionale nel ben fondato timore che a qualche generale o politico americano venga chiesto conto raid aerei su città disarmate o di carceri come la famigerata Abu Grahib. Carlo Petrini, che da quasi vent'anni trama, dalla sua sede piemontese in provincia di Cuneo contro il fondamentalismo del fast food e traffica con personaggi invisi ai repubblicani globalisti come l'economista della Banca Bondiale Joseph Stiglitz, s'oppone, con ormai 60mila iscritti al suo gruppo, all'invasione della polpetta rifritta. Jan Pfeiffer, il ceco che conduce campagne internazionali contro il maltrattamento dei malati di mente negli ospedali psichiatrici, sembra venire da un altro mondo di sensibilità basagliane ormai spente, mentre un'altra "eroina", l'inglese Anita Roddick, con le sue campagne ambientaliste, rema sfacciatamente contro la marea montante dello sviluppo ueber alles. Che sia una testata americana, non di sinistra, e di tanto prestigio come ‟Time”, a celebrare eroi tanto politically incorrect per il potere americano del momento, può sorprendere solo chi immagina - o descrive - una nazione che marcia coperta e allineata dietro il suo "piccolo principe", come Bush fu definito, ricordando il personaggio di Saint Exupery, dopo l'atterraggio show in tuta di volo sulla portaerei "missione compiuta". L'ostinazione con la quale giornali, settimanali e tv americani si sforzano di resistere all'uragano del conformismo bellicista e di rappresentare sensibilità diverse da quelle imposta dalla macchina mediatica della propaganda per smentire lo stereotipo di un'America trincerata nel proprio rancore e nelle proprie angosce, è una maniera per preservare, in attesa che cambi il vento politico, qualche ponte di sensibilità sopra un Atlantico che si divarica. ‟Time Europe”, che è il fratello oltre oceano di ‟Time” americano e ha la propria redazione a Londra, deve vendere in Europa, dunque deve rispondere agli umori d'un pubblico europeo che ancora si vuole riconosce nella cultura civile americana (o altrimenti non leggerebbe ‟Time”) ma si sente offeso, se non allineato, dalla supponenza ideologica di chi impartisce lezioni di democrazia che non sempre applica in casa. Come in tutte le selezioni e i concorsi e i premi, anche questi riconoscimenti assegnati a 27 prescelti - tra i quali non tutti europei, come Sorious Samura che in Sierra Leone rischia la vita per filmare le sofferenza del continente dimenticato o il nigeriano Okonjo-Iweala che sfida i mulini a vento della corruzione politica nel suo paese - possono essere discussi e contestati, come sicuramente lo sarà la scelta di Simona Torretta e di Simona Pari, per chi, dopo aver intonato novene, oggi le detesta. E la battaglia del Barolo contro la Coca Cola di Petrini può sembrare teneramente disperata, come la fatica di Strada per ricucire quello che le guerre dilaniano. Ma anche questa guerra, come tutte le guerre, finirà, anche questo clima di rancore reciproco tra Europa e America cambierà. E dunque qualcuno, fosse anche una rivista illustrata, deve pur tenere acceso un cerino di sensibilità con il quale riscaldarci, aspettando che passi la nottata.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …