Vittorio Zucconi: Presidenziali, l'ombra di una nuova Florida

20 Ottobre 2004
In Colorado resuscitano i morti. Alleluja. In Ohio si moltiplicano le schede e gli elettori. Miracolo. A Las Vegas i certificati elettorali dei democratici scompaiono nel deserto come cadaveri di mafiosi scomodi, e in Florida - "Oh mio Dio no! Non la Florida di nuovo!", lamenta ‟Usa Today” - i seggi elettronici in versione Bancomat "tocca e vota" promettono gli antichi risultati, cioè i soliti brogli. A due settimane da quel voto del 2 novembre che tutti, destra e sinistra, Bush e Kerry, concordano nel definire "storico", la storia potrebbe davvero ripetersi, ma nel modo sbagliato e fare di nuovo arrossire "la più grande democrazia elettorale del mondo", incapace di praticare in casa propria quello che pretende di esportare agli altri. Forse è soltanto guerra "preventiva" dell'opposizione per mettere le mani avanti, come l'ha definita un memorandum segreto del partito di John Kerry, o forse è il fiele accumulato nel disastro del novembre 2000, a riaffiorare in milioni di elettori amareggiati dalla miserabile vittoria di George W. nella Florida governata dal fratello Jeb, ma i rapporti, le denunce, le accuse reciproche si moltiplicano. Spingono i media e i 100 osservatori elettorali mandati dalle Nazioni Unite come se gli Usa fossero il Salvador, a preparare l'opinione pubblica al peggio. "Esiste una forte probabilità che anche questa volta, come nel 2000, andremo a letto la sera del 2 novembre senza sapere chi sia il nuovo presidente", avverte il ‟New York Times” con uno strillo in prima pagina ieri. E non soltanto perché i sondaggi insistono nell'indicare che la gara potrebbe essere decisa da pochi voti, dunque richiedere obbligatori riconteggi legali, ma perché entrambi i campi hanno già assoldato almeno 75 avvocati per parte e si preparano alla guerra. Centocinquanta avvocati che devono giustificare le proprie parcelle sono garanzia certa di liti. Un po' per scherzo, un po' per terrore, si racconta che ogni presidente di seggio abbia ritrovato la fede e preghi ogni sera: "Signore, fa che nel mio seggio uno dei due vinca largo". Ed è in questa atmosfera surreale che i sinistri miracoli dei maneggioni accadono, rinverdendo la fama che Chicago si fece, quando produsse l'incredibile rimonta di John Kennedy su Richard Nixon: "Abitate a Chicago, la sola città al mondo dove potrete votare anche da morti". Ma la resurrezione dell'elettore è un'esclusiva che la città di Al Capone ha perduto. La pratica di iscrivere i defunti agli elenchi elettorali e poi mandare qualche sicario prezzolato a votare in loro nome è ormai diffusa ben oltre i confini di Chicago. Sul sito Internet della organizzazione non-partisan che raccoglie i segnali di brogli elettorali, www.electionline.org, i prodigi della moltiplicazione (o della sparizione) degli elettori, soprattutto se di pelle scura dunque "sospetti" di simpatie democratiche, sono dozzine. Casi sono segnalati in Alabama, California, Colorado, Florida, Indiana, Iowa, Kansas, Lousiana, Michigan, Mississippi, Nevada, New Mexico, Ohio, Oregon, Pennsylvania, Tennessee, Texas, Utah, Virginia, Wisconsin, Wyoming, da ventuno dei 50 stati dell'Unione. Impossibile raccapezzarsi, perché ogni stato ha il proprio modo di votare e non esiste uno "standard" nazionale, neppure per eleggere il presidente di tutti. In Nevada, una società privata incaricata di raccogliere le iscrizioni al voto, che negli Stati Uniti sono sempre volontarie, è stata denunciata perché gettava fascine di certificati nelle discrete discariche del deserto. La società in questione era finanziata dal partito di Bush. Nel Wisconsin, a Milwaukee, il sindaco pro-Kerry vorrebbe stampare 980 mila schede, per accogliere i nuovi elettori democratici, ma il suo vice, pro-Bush, vuole limitarle a 600 mila, sostenendo che sarebbe una spesa inutile e che l'inflazione di schede sarebbe un incentivo ai brogli. Nella Florida, dove la vittoria di Bush per 537 voti su sei milioni espressi arrivò proprio grazie ai quei "giudici militanti" che in altre occasioni Bush maledice, i computer che hanno sostituto le schede perforate del 2000 hanno dato scarsa prova. Si sono rivelati, come tutti i computer, vulnerabili agli "hackers", agli scassinatori elettronici e alla legge universale dell'informatica: se metti spazzatura dentro un computer, uscirà spazzatura. Usati nelle primarie, hanno frequentemente sbagliato per eccesso o per difetto, e ancora una volta sarà fratello Jeb, il governatore, a vegliare sulla correttezza dei programmatori. Non ci saranno "code di carta", riscontri dei voti, soltanto vapori elettronici, in caso di contestazione. Anche sulla decantata alluvione di nuovi votanti, la speranza di Kerry, ci sono molti dubbi. In una contea dell'Ohio sono stati censiti da incaricati del partito democratico che incassano 20 dollari per ogni nuova firma, 120 mila nuovi elettori, peccato che nella contea abitino, neonati compresi, soltanto 108 mila umani. Un altro miracolo? Nulla può essere escluso. Neppure che il miracolo vero avvenga e la sera del 2 novembre "Little George" o "Big John" vincano con tale distacco da mettere tranquilli gli avvocati, i biliosi e soprattutto quel mondo che guarda con occhi sempre più perplessi la democrazia elettorale americana.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …