Antonio Tabucchi: Prima che il gallo canti

25 Novembre 2004
Berlusconi è con le spalle al muro, il paese allo sfascio. Tre anni e mezzo di governo e il Cavaliere plastificato, imbustato nel suo funebre doppiopetto, poggia un piede sulla preda ferita a morte. Anzi, con aria ancora minacciosa, siede sulle macerie fumanti dell'Italia. Chi raccomandava di non "demonizzare l'avversario" ora dovrebbe fare mea culpa: una politica di indulgenza verso l'Exterminator della Repubblica italiana ha portato a questi risultati. E anche chi ammoniva a non tirare Ciampi per la giacca. La giacca di Ciampi non fu mai tirata, ed è senza una piega. È la Costituzione che è tutta accartocciata. Se la Repubblica italiana non è ancora definitivamente defunta lo si deve solo alla Corte Costituzionale che ha respinto il cosiddetto "lodo Schifani" modellato su un'idea di Maccanico. Lodo che a suo tempo salvò Berlusconi in extremis mandandolo "a far fare bella figura all'Italia in Europa" e che Ciampi firmò con inesorabile prontezza nonostante che nel gruppetto dei cinque cittadini al di sopra della legge ci fosse anche la sua persona. È penoso ricordarlo, ma è quanto è successo in Italia durante il berlusconismo, e qui non è questione di tirare la giacca a nessuno, ma semplicemente di riferire fatti di cronaca politica che la storia, si spera, registrerà. Ora che Berlusconi è allo sbando, abbandonato anche dai suoi più fidi alleati - ad eccezione dell'onorevole Pera, che è un politico di Forza Italia travestito da presidente del senato - la sinistra chiede le sue dimissioni. Un pleonasmo: Berlusconi non le darà mai. Basterebbe una spallata e questo miserando castello di cartapesta crollerebbe. Ma c'è da dubitarne. Nei momenti più drammatici della sua esistenza Berlusconi ha sempre trovato una mano tesa, non dai suoi attuali alleati (si ricordi cosa ne dicevano Bossi, Fini, lo stesso Pera) ma dalle sinistre o dalle Centrosinistre. Nei momenti più drammatici della sua esistenza Berlusconi ha sempre usato due telegrafi speciali per lanciare i suoi messaggi evitando sempre il parlamento da lui considerato indegno: "Porta a Porta" e il "Foglio" della sua gentile signora. Una volta utilizzato il primo telegrafo per siglare il fatidico contratto con gli italiani, ora Berlusconi si rivolge al secondo per aggiungere una postilla diretta non si sa a chi.
Chi la raccoglierà? Qui sta il busillis, perché il telegrafista di quel telegrafo è ammanigliato bene in ogni direzione. Nella sua carriera, sostando a ogni cantone, ha marcato un territorio molto vasto, tanto vasto da fare da cinghia di trasmissione per il gioco dei quattro cantoni. E intanto, dal canto loro, le centre hanno rinfoltito la corolla rispolverando quattro o cinque petali appassiti del defunto craxismo. Prodi avrebbe un piede sulla porta, pronto a sfrattare il vecchio inquilino che ha devastato l'edificio-Italia. Ma prima che il gallo canti... La roulette russa della nostra lotteria politica sta girando di nuovo. Chi sparerà dalle quinte? Si accettano scommesse.

Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, 1983), Notturno indiano (Sellerio, 1984), I volatili del Beato Angelico (Sellerio, 1987), Sogni …