Umberto Galimberti: Le nostre ore senza qualità

20 Dicembre 2004
Ma che tempo misura l´orologio? Il tempo della natura, il tempo dell´uomo, il tempo di Dio? No, l´orologio misura un tempo che non ci riguarda come uomini, ma solo come funzionari di apparati tecnici o burocratici, i cui valori sono la funzionalità e l´efficienza con cui dobbiamo compiere le azioni descritte e prescritte dal nostro apparato di appartenenza nella tempistica prevista.
Anche il tempo libero è diventato un tempo coatto che, se non è divorato dall´inedia, conosce solo la tempistica delle autostrade, dei treni e degli aerei con cui ci affaccendiamo nelle vacanze e nei weekend per ricostruirci ed essere pronti il lunedì a riprendere al meglio il nostro tempo alienato.
Chiamiamo questo tempo, che l´orologio misura con l´inesorabilità del suo meccanicismo, un "tempo senza qualità". Non ha infatti la qualità del tempo della natura, che i Greci antichi chiamavano "ciclico", dove tutto si ripete con quella cadenza scandita dalle stagioni che dicono: letargo invernale, efflorescenza primaverile, rigoglio estivo, vendemmia autunnale.
Queste differenze qualitative garantiscono la vita della natura e degli uomini che la abitano. Oggi la natura è diventata un´enclave assediata dal cemento delle città, dove freneticamente si producono e si degradano gli artefatti della tecnica. Il paesaggio, se non è estinto, è desolato.
Accanto al tempo ciclico della natura, i Greci avevano individuato il tempo "scopico" proprio dell´uomo. Il verbo greco "skopeo" vuol dire infatti: "guardare", "puntare al bersaglio", tendere a uno "scopo".
Ma nell´età della tecnica gli uomini hanno ancora scopi da raggiungere? La risposta è no, perché la tecnica non si propone altro scopo che non sia il proprio autopotenziamento, per raggiungere il quale, gli uomini devono imitare il più possibile il ritmo e la regolarità delle macchine, senza alcun inconveniente "umano". Non è forse vero che in occasione di un incidente ferroviario si va alla ricerca dell´errore umano? Ciò significa che, rispetto al dispositivo tecnico, l´uomo è già concepito come un errore. In questo modo l´uomo è sottratto all´"agire" dove si compiono azioni in vista di uno scopo, ed è ridotto al puro e semplice "fare".
Ma c´è un altro tempo che l´Occidente ha ereditato dalla tradizione giudaico-cristiana che l´orologio non misura e di cui stiamo perdendo le tracce. È il tempo "escatologico". "Eschaton" vuol dire "ultimo". All´ultimo giorno si realizza quello che all´inizio era stato annunciato. Quando il tempo è iscritto in un disegno, diventa "storia". Storia della salvezza, storia del progresso (non del semplice sviluppo), storia dell´utopia, dove il tempo misura il progredire, il migliorare, il redimersi dell´umanità. In questo tipo di temporalità fa la sua comparsa la categoria del "senso". Il senso della vita, il senso della storia che il tempo scandisce. Ma la tecnica, che ha quella visione contratta del tempo che va dal recente passato all´immediato futuro, rende gli uomini incapaci di pensare il tempo escatologico e quindi il senso della loro vita e della loro storia.
L´orologio misura questo tempo insensato dove gli uomini, persa ogni traccia delle figure del tempo, si muovono in quella velocizzazione del tempo che, siccome non ospita più alcun senso, è il primo generatore dell´angoscia.
All´angoscia si è soliti porre rimedio con i farmaci, a cui ormai ricorre il 50 per cento della popolazione occidentale, o con la corsa forsennata a ogni forma di distrazione per non incontrare quel vuoto che è la dimenticanza e l´oblio di sé.
Il tempo interiore, che è poi il tempo dell´anima che pensa, che sente, che riflette, che soffre, che ama senza limiti di tempo, è stato infatti tutto bruciato dal tempo esteriore delle cose da "fare", a cui l´orologio, incalzante e ossessivo, assegna il suo tempo senza qualità.

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …