Gabriele Romagnoli: Arabia Saudita. L’eredità di Ahmad

19 Gennaio 2005
La morale, alla fine, è che quando un giudice saudita dà ragione a una donna, dà comunque ragione a un uomo. All’inizio c’è la storia di un ragazzo che viene chiamato "Ahmad" e sta facendo discutere (per quanto è lecito farlo) l’intero Paese. Coinvolge la libertà, il Corano e, ovviamente, quel demone corruttore chiamato America. "Ahmad" nacque da una ricca e numerosa famiglia di Gedda. Così ricca da potersi permettere di mandarlo a studiare negli Stati Uniti. In un mondo libero anche lui si sentì libero, perfino di essere quel che voleva: una donna. Rientrò in patria e chiese al padre i soldi per cambiare sesso. Il genitore non reagì bene: urlò, rifiutò, lo cacciò. Forse anche per questo, di lì a poco morì. "Ahmad" ricevette l’eredità in America. Come previsto dalla legge islamica, era il doppio di quella delle sorelle. Ne investì una parte nell’operazione che sognava. Come donna trovò lavoro in una società di computer. Dopo l’11 settembre non si sentì più a suo agio e decise di tornare in patria. Poiché la famiglia aspettava un uomo, si tagliò i capelli, levò il trucco, fasciò il seno. Non resistè a lungo e rivelò la sua nuova, autentica identità. Non è chiaro se potè più il disonore o il tornaconto, ma le sorelle gli fecero causa, chiedendo la ripartizione di metà della sua quota. Un giudice di Jedda ha dato loro torto: conta quel che l’erede era al momento del trapasso. Interpellati, i teologi islamici hanno risposto con imbarazzo che il Corano non prevede transessuali e bisogna valutare secondo "ovvi indizi", che preferiscono comunque non vedere.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …