Gabriele Romagnoli: Quella volta a Saigon

07 Febbraio 2005
La storia non si ripete, si ripete il modo in cui ci viene raccontata. Poi sta a noi crederci, fare distinzioni o rigettare. La mattina del 4 settembre 1967 sul ‟New York Times” apparve un articolo intitolato: "Il voto in Vietnam rincuora gli Stati Uniti". Nel sommario era scritto: "Affluenza alle urne dell’83%, nonostante il terrorismo dei vietcong". Il testo, a firma di Peter Grose, raccontava che: "I funzionari americani sono stati sorpresi e compiaciuti dalla partecipazione al voto nelle elezioni presidenziali sud vietnamite, a dispetto di una campagna di terrore ordita dai vietcong. Secondo stime provenienti da Saigon l’83% dei 5,8 milioni di elettori registrati hanno votato. Molti hanno rischiato le minacciate rappresaglie. La dimensione del voto popolare e l’incapacità dei vietcong di inceppare la macchina elettorale sono stati i due aspetti salienti in questa fase della consultazione". Più in là si aggiungeva che questo era un momento chiave per il nuovo Vietnam immaginato dal presidente Johnson. Questo articolo ha cominciato a circolare all’indomani del voto in Iraq in un passaparola via Internet. I sostenitori del parallelo Iraq-Vietnam si sono esaltati e ne hanno tratto i consueti terminali auspici. Gli entusiasti della dottrina Bush hanno gridato al falso, alla manipolazione del passato per negare il presente. Da una ricerca nell’archivio elettronico del ‟New York Times” l’articolo risulta autentico. Il che dimostra appunto che la storia ci viene raccontata in modo simile, ma, se sappiamo distinguere, non che si stia ripetendo.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …