Vittorio Zucconi: John Dimitri, un servitore dell’America incaricato di proteggere le spalle di Bush

21 Febbraio 2005
Quasi sessant’anni dopo la nascita della Cia e il primo tentativo fallito di regolare il branco dei servizi americani, ci riprova George Bush con la formula dell’"uomo solo al comando" di tutta la minestrina dell’alfabeto, come la chiamano a Washington, di Cia, Nsa, Fbi, Dia ecc. John Dimitri Negroponte è il diplomatico di carriera al quale la Casa Bianca aveva affidato l’Iraq da appena otto mesi è il nuovo e inedito "zar dello spionaggio, la "spia delle spie", o "el supremo" dopo la sua lunga e oscura esperienza in America latina e centrale, secondo le ovvie definizioni, l’uomo solo al comando del piu formidabile e piu rissoso intelligence service del mondo sopreso a dormire la mattina dell’11 settembre 2003. Potente come nessuna spia mai fu, sulla carta, ma sempre un "mistery man". Eppure John Dimitri Negroponte, nato 65 anni or sono a Londra da una ricca famiglia di armatori greci di religione ebraica, è un personaggio che ha trascorso quattro decenni nei luoghi e nelle situazioni piu incandescenti della politica estera americana, aggiungendo un passaggio nell’industria privata come vice presidente della grande multinazionale dell’editoria, McGraw Hill. Il fatto che sia riuscito a passare dalla Casa Bianca, agli ordini diretti di Kissinger negli anni di Nixon, al posto di ambasciatore all’Onu che fu di Bush padre fino alla fortezza assediata di Bagdad, conservando attorno a sè un alone di mistero e un nugolo di controversie, è forse la migliore delle possibili raccomandazioni per il suo nuovo incarico di spia delle spie. "Magnifico organizzatore e servitore dell’America" come lo ha definito Bush guardandolo dal basso in alto, perchè Negroponte è altissimo, o "aguzzino di dissidenti politici in Centroamerica", come lo hanno bollato varie organizzazioni per i diritti umani, non sono necessariamente definizioni contraddittorie, per un diplomatico e funzionario che ha sempre fatto dell’obbedienza e del servizio la propria ideologia. Aveva cominciato la propria carriera nell’ambasciata americana a Saigon, negli anni piu torbidi della controguerriglia, sempre "covert", cioè segreta e negabile dai superiori. Era poi passato nel vero governo reale della politica estera americana, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca, reclutato da un immigrato europeo come lui, Henry Kissinger, dunque un "realista", non un "ideologo". Dal maestro della "realpolitik", Dimitri aveva imparato a evitare gli schieramenti ideologici, le etichettature politiche, per rafforzare la propria immagine di conservatore, di repubblicano, certamente, ma soprattutto di "commis de l’Etat" fedele a chi lo comanda. Fu dunque Nixoniano con Nixon, ambasciatore in Messico e nelle Filippine di Ferdinando Marcos, poi Powelliano con Colin Powell, che lo richiamo al Consiglio per Sicurezza Nazionale sotto Bush il Vecchio, Reaganiano con Reagan, quando il presidente lo mando in Honduras perchè ne facesse la "portarei inaffondabile", nella guerra segreta contro i Sandinistas in Nicagargua. Nel periodo honduregno, gli anni indimenticabili degli "squadroni della morte", delle esecuzioni di sospetti con lancio da elicottori alla maniera argentina, del famigerato "Battaglione 316" specializzato nella sparizione di oppositori e avversari, Negroponte rischiò il naufragio della propria carriera. Ma dai suoi quattro anni a Tegucigalpa usci indenne, con un rapporto sullo stato virginale dei diritti umani e civili in Honduras. Negroponte, con la sua conoscenza di quattro lingue, il vietnamita, il francese, il greco imparato in casa e lo spagnolo, non si lascio mai incastrare in caselline ideologiche, neppure legandosi alla cordata dei neo-conservatori e dei loro portatori d’acqua. All’Onu, inviato da Bush il Giovane, recito disciplinatamente la sua parte sui giganteschi arsenali di Saddam, confermando la celebre massima del suo maestro Kissinger, che un diplomatico è un signore pagato per mentire a nome del suo governo. E quando la disastrosa esperienza per primo proconsole americano in Iraq, Jay Garner, e poi gli errori del successore Paul Bremer (un altro Kissinger boy) trasformarono la missione compiuta in una guerra aperta, Bush fece di nuovo ricorso al "grande commesso", all’abile Greco che aveva sistemato con efficente spregiudicatezza il centro america per pilotare il disastro verso l’approdo delle elezioni. Passeggiate, in confronto a quello che ora lo attende come "imperatore" dello spionaggio e del controspionaggio. Avrà mano libera su tutti e la responsabilita di riferire tutto a Bush. Con in mano i cordoni della borsa enorme e sempre oscura (nessuno conosce ufficialmente il vero bilancio della Cia) dei finanziamenti, il tenebroso e inaffondabile greco avra la possibilita di fare cio per cui è stato scelto fra tanti candidati piu qualificati: coprire le spalle di Bush, fingendo di coprire le spalle all’America.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …