Gabriele Romagnoli: Fiction in tv. Dove si fondono realtà e fantasia

05 Aprile 2005
Il periodo (breve) in cui ho scritto fiction per la tv è stato il più divertente della mia vita, se si esclude tutto il resto della mia vita. Ammetterò, ha avuto i suoi momenti memorabili: l´attrice arrivata al casting in assenza del produttore che chiedeva ‟Vuoi vedere come sparo?”, ‟Vuoi vedere il seno?”, l´omonimo di un personaggio gay che minacciava causa per diffamazione, l´assistente di produzione che veniva licenziata ogni venerdì e riassunta ogni lunedì, detta anche "Un tranquillo weekend di paura". Un luogo comune va cancellato: non è vero che gli attori temono di essere confusi con il personaggio, sono loro a farlo. Uno dei più noti rifiutò una parte perché, nel film, la moglie l´avrebbe tradito. ‟Guarda che non sei tu il cornuto, è per finta”, gli spiegò il produttore. ‟Sì, ma poi la gente confonde”, ribattè quello e, inflessibile, rifiutò. Per questo, forse, nessuno vuole morire. Pare che poi il pubblico lo consideri finito, sepolto. In una lunga serialità decidemmo l´inevitabile soppressione strappalacrime alla sedicesima puntata. Per colmo di sadismo puntammo sulla più giovane e bella. L´attrice reagì in maniera scomposta. Fu delegato a convincerla del destino ineluttabile l´altro sceneggiatore capo, più diplomatico e capace di dire seriamente frasi come: ‟Lo sviluppo drammaturgico della serie lo impone”. Lei abbozzò. Poi chiese udienza al produttore. Il giorno dopo lui ci comunicò: ‟Tutto bene. Lei muore. Ma ho pensato che al funerale arriva la sorella gemella e…”.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …