Gabriele Romagnoli: Nel seggio della famiglia Zingaretti. "Contano i valori, non i partiti"

06 Aprile 2006
Nel seggio della famiglia Zingaretti (madre, padre, 3 figli presenti su 6, nuora e consuocero) il centro-destra vince 7 a 0. Trionfa Alleanza Nazionale, in realtà. Perché la mamma è ‟innamoratissima di Fini”, il padre (che votava dc nella prima repubblica) pensa che tutti siano riciclati tranne quelli di An, la nuora ha avuto un cedimento ad personam per l´Udc, ma solo alle europee. I ragazzi si accodano. Lo slogan è: ‟Stiamo con la coalizione, non con il candidato”. Annoterò: ‟Fini ha classe, Berlusconi no”. ‟Berlusconi parla troppo e male”, ‟Ha l´arroganza di chi ha i soldi” e, dovendogli trovare qualcosa di positivo: ‟Meglio lui di Prodi” e un memorabile: ‟A Natale, tre anni fa, regalò a tutti i dipendenti del governo un cd di, come si chiama, Apicella, un po´ come trovarsi una rosa sulla scrivania: fa piacere”. È anche questo un paradosso italiano. Attraverso Roma, lasciandomi alle spalle il Vaticano, arrivo dalle parti di piazza Bologna, busso a una porta dove è affissa una croce che sorregge un simbolo pasquale, ascolto persone che parlano con sincero trasporto di valori religiosi, hanno orrore di tutto ciò che dissolve la famiglia o la vita e, tra un candidato che "sembra un curato", scrive libri con la moglie esaltando l´esperienza insieme, cita ("malamente") il Vangelo e uno con il lifting, divorziato, fondatore della tv delle veline, sceglie in massa il secondo. Perchè ‟conta la coalizione”.
Cerchiamo di capire, partendo dalla madre, impiegata alla presidenza del consiglio.
‟Sono sempre stata di destra. Da giovane in modo estremo. Andavo ai comizi di Almirante. Mi sono segnata al partito di nascosto. Quando mia madre l´ha scoperto le ho prese, ma non m´importava, ero una ribelle. Poi sono cresciuta, ho messo su famiglia, mi sono moderata. Ai miei sei figli ho insegnato a moderarsi, li ho tenuti a freno, con qualcuno ce n´è voluto. Mio marito era dc, l´ho convertito già da fidanzati...”.
‟Veramente ho smesso di votare dc quando non c´è stata più. Allora sono venuto anch´io da An”.
‟Mi hai mentito per tutti questi anni?”.
‟Ricordati che siamo contro il divorzio”.
‟Sì. Siamo gente di Chiesa. E quindi, automaticamente, non possiamo essere di sinistra. Ci sono valori che la sinistra calpesta, non importa quel che Prodi è o dice di essere”.
Il figlio Davide, 23 anni, ragioniere, ex meccanico, ex barista, tatuato, aspetto non certo da tradizionalista, annuisce. Di più, ribadisce: ‟Io sono contro il divorzio, l´aborto, l´eutanasia. Non posso votare che a destra”.
Sicuro di non volere mai il divorzio?
‟Sì, assolutamente”.
Il padre riappare mostrando orgoglioso una foto che lo ritrae biancovestito mentre stringe la mano a un altro personaggio biancovestito: papa Giovanni Paolo II.
‟È chiaro? La Chiesa non dà e non ha dato indicazioni. Ma ha detto di difendere certi valori e noi sappiamo chi li difende”.
Il figlio minore, Emanuele, ha un´opinione lapidaria: ‟La destra ha fatto poco, la sinistra farebbe peggio. Ma il punto è un altro: la sinistra candida un transessuale. Chiuso”.
Provo ad approfondire il tema "la destra ha fatto poco".
Interviene il consuocero Roberto, funzionario di Stato, uomo pacato dalle argomentazioni ponderate: ‟Su questi cinque anni ho un giudizio combattuto, non univoco. Il governo e la sua capacità di influire sono stati sovrastati dai problemi internazionali: l´undici settembre, le guerre, il costo del petrolio, le congiunture economiche. Non si poteva determinare più di tanto. E ancora non si può. Tutta questa battaglia su tasse e non tasse fa ridere. Tanto i soldi dovranno rientrare da un´altra parte e come andrà l´economia dipenderà da fattori esterni. Allora non si può votare in base a una questione contingente, ma lo si fa per una ideologia di fondo, io tengo alla patria, alla famiglia, quindi voterò quasi certamente An, con una residua riserva per l´Udc”.
‟Posso fare una valutazione da imprenditore?”, interviene il primogenito Zingaretti, Alessandro, libero professionista che il fratello Emanuele, ridendo, definisce ‟più libero che professionista”.
Ecco la valutazione: ‟In questi ultimi anni il lavoro è aumentato. C´è un´alternanza di fornitori. Non ti viene chiesta l´affiliazione per entrare in affari. La digitalizzazione di molti settori pubblici ha accelerato le pratiche. I pagamenti arrivano in metà tempo”.
Il padre conferma: ‟In Italia non si soffre. Il lavoro c´è”.
Emanuele garantisce: ‟Basta chiederlo. Io ne ho cambiati un sacco”.
E perchè? ‟Per cercare il meglio”.
L´ultimo era barista, giusto? ‟Sì. Ora non più”.
Il padre spiega: ‟Ma è finito per una questione particolare. E comunque i lavori a termine, i co.co.co., che mi risulti li ha inventati la sinistra”.
‟Sinistra o destra – taglia corto il figlio maggiore – ha ragione Roberto: chiunque fosse stato al governo negli ultimi cinque anni non avrebbe potuto controllare la situazione. Poi abbiamo dovuto pagare il conto della stravalutazione dell´euro. Il resto è una guerra di cifre e di accuse reciproche: l´hai voluto tu, no tu, dovevi vigilare tu, no tu. Allora, se non esiste una verità, bisogna stare con i propri principi morali e religiosi. Anche a me, come a mio fratello, basta una sola cosa per decidere che è impossibile votare a sinistra”.
Il transessuale?
‟Le adozioni per le coppie gay. È una cosa fondamentale che non siano consentite. Sono contro natura. La coppia è uomo-donna”.
La moglie Emanuela si accalora: ‟Ma neppure i matrimoni, tra gay. Sennò il prossimo passo è che si mettono in tre, a sposarsi e a prendere bambini. Bisogna mettere un freno”.
‟E poi, a proposito di bambini – la interrompe il marito – lo scorso mese abbiamo ricevuto mille euro per il nostro quarto figlio, dal governo Berlusconi. Per il primo non avevamo avuto niente, per il secondo poco, per il terzo di più, ora ancora di più. Vede che le cose migliorano?”.
‟Ma non è determinante questo – rientra lei – Conta che a questi bambini sia mostrata un´idea di società giusta, non una con i valori rovesciati. È difficile, oggi. A scuola vengono condizionati. Maestri e genitori di sinistra sono da paura. L´altro giorno mia figlia viene a casa e mi fa: "Mamma, perchè Berlusconi è un cialtrone?". La maestra voleva spiegare che cosa vuol dire "parlare a vanvera", un bambino di famiglia di sinistra alza la mano e dice "come Berlusconi" e lei ride. Loro indottrinano, noi no”.
Provo un conteggio: tra figli e nipoti sono una ventina, tutti a destra. Per la legge dei grandi numeri, almeno un ribelle doveva esserci.
La madre ci pensa e poi dice: ‟Mia figlia ha sposato un uomo con nove fratelli. Tra loro qualcuno di sinistra c´è”.
Un coglione?
‟Prego?”.
Spiego che è una definizione del presidente del Consiglio. La disapprovazione è generale. Soprattutto da parte del consuocero Roberto: ‟Ci fa sempre fare figure orrende, anche all´estero”. Ma anche di papà Ottavio: ‟Chi è ricco crede di poter dire qualsiasi cosa”. Di sua figlia: ‟Non è un politico e non lo diventerà”. Il marito tenta una giustificazione: ‟Sciocchezze ne dicevano sempre. La differenza è che ora finiscono in tv dopo mezz´ora e tutti ascoltano e vedono”. Suo padre: ‟Ma noi rispettiamo chi vota dall´altra parte”.
In effetti, se immagino di far entrare la famiglia di Reggio Calabria (vedi Repubblica di ieri, nda) dove tutti votavano a sinistra e metterli a dialogare, prevedo un confronto molto più sereno e costruttivo, perfino più alto, che non tra Berlusconi e Prodi.
Ma allora, se vince il centro-sinistra, succede o no l´apocalisse: vi tassano i risparmi, vi bolliscono i neonati, vi mandano un no global "au pair"?
‟Ma no!”, rispondono in coro sorridendo.
‟Non cambia niente”, assicura il padre.
‟Solo che Prodi – prevede il figlio maggiore – cade dopo otto mesi. La gente, mi creda, non vota contro il centro-destra, vota contro Berlusconi”.
Se ci fosse Fini, invece? La mamma s´illumina.
Signora, ma quest´uomo ce l´ha un difetto?
‟Sì. È troppo corretto”.
Il padre vuole una chiusura alta. Dice: ‟Se perdiamo seguiamo il Vangelo: porgiamo l´altra guancia”.
È tempo di aperitivo analcolico, che poi lui deve scappare in parrocchia e la nuora ad allattare. Cala su Roma una notte senza miracoli. Nel Paese digitalizzato, nella campagna elettorale mediatica, anche in casa Zingaretti il brindisi è fatto di tre parole antiche.
‟Chiesa”.
‟Nazione”.
‟Famiglia”.
(2/continua)

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …