Michele Serra: La morte del Papa. Roma capitale del mondo

11 Aprile 2005
La Roma organizzata, ospitale e paziente che esce indenne da questi lunghi e specialissimi giorni è una capitale del mondo, di nome e di fatto. La magnificenza delle immagini aeree, monumentali e brulicanti, con un Tevere parallelo di corpi che fluiva tra le pietre antiche e sopra i ponti, dava un’idea d’ordine e di pace che rassicurava anche gli scettici e i distanti, e un poco inorgogliva. Era come se lo tsunami del pellegrinaggio di massa, non importa in quale dosaggio di fede e in quale di fregola presenzialista, fosse già previsto dalla struttura stessa, enorme e prospettica, della capitale del cristianesimo nonché del nostro vecchio Paese.Così che la demofobia (paura della folla) potesse cedere il passo a una tranquilla e quasi familiare meraviglia.Le voci di speculazioni e rincari (il pellegrinaggio è anche un’antica e fiorente industria) fanno parte del fisiologico e cinico campare di una megalopoli turistica e bottegaia, ma Comune, Prefettura, Protezione civile, polizie e pulizie, volontariato, cittadinanza hanno retto la dura prova con i nervi saldi, e volendo dirla politicamente hanno davvero saputo, di fronte al mondo, "farsi Stato".La prova smentisce molti luoghi comuni sulla città slabbrata e indifferente, o forse spiega che slabbratezza e indifferenza, e le maglie larghe della sopportazione, e il famoso cinismo romano, sono il portato di una lunghissima storia aperta, e non limiti di una chiusa grettezza municipale. Averne viste tante e forse troppe, come si usa dire, evidentemente non significa chiudersi agli eventi storici e anzi allena a considerarli compatibili con la vita quotidiana di una città abituata ad appartenere al mondo, che si porta in spalle il papato, quando non con partecipata fede, con serafica dimestichezza. E comunque sia, la Roma mondiale di questi giorni aiuta a capire (e non è un dettaglio, no che non lo è) quanto gli insulti provinciali a lei rivolti, il rancore da contado di certa Italietta periferica abbiano pesantemente influito sul recente voto degli italiani, molti dei quali sono stufi e disgustati dello sfascismo antiromano degli ultimi anni. Essere antiromani - all’osso - significa essere antitaliani, disconoscenti la nostra storia, cultura e natura, e significa anche, di conseguenza, essere antistatali e antirepubblicani: e il nostro spirito nazionale, evidentemente, è ancora troppo giovane e troppo fragile per poter permettere agli ultimi arrivati di ferirlo così a buon prezzo da poter portare al governo del paese perfino il piccolo partito nato in odio a "Roma ladrona".Roma ha retto l’urto della folla e ricevuto il potere mondiale quasi al completo, facendosi teatro globale. Lo spettacolo è certamente stato accolto da ciascuno secondo la propria fede, o il proprio scetticismo, compiacendo il grandioso gusto scenico (neo-controriformista) del cattolicesimo, lasciando forti perplessità in chi ritiene che la spiritualità preferisca sedi più private, e discrete. Ma è stato comunque uno spettacolo potentissimo e gestito dalla città con civile disposizione d’animo, organizzazione politica, cura organizzativa. Che una città sappia essere capitale dell’umanità e venga discussa e spregiata come capitale d’Italia è uno dei grandi paradossi di questo scorcio, non memorabile, di storia italiana.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …