Michele Serra: Berlusconi bis. Governare sulla sabbia

27 Aprile 2005
La vocazione sudista del governo Berlusconi bis pareva appena un innocuo espediente retorico, improvvisato per fare fronte ai rovesci elettorali e al malumore antileghista di An e Udc. Purtroppo, non è così. La sortita del vicepremier Tremonti sulle spiagge meridionali da mettere in vendita (concessione di cento anni, per essere precisi) per ricavare quattrini da investire nel turismo, lascia intendere che qualcuno, lassù, sta pensando sul serio a lasciare il segno laggiù.
Raramente l´opinione di un uomo politico è stata accolta da un coro così unanime di sconcertata e ilare ostilità. A parte l´ovvio interesse di qualche associazione di imprenditori balneari, con l´ombrellone già in resta, Tremonti ha raccolto, in stereofonia, il coro ostile dell´opposizione e di quasi tutta la maggioranza e, non ultima, l´infastidita bocciatura del Consorzio dei bagnini, che ha definito una boutade il piano di uno dei più insigni economisti italiani.
L´idea di un demanio battitore d´asta, e di beni pubblici messi a bilancio per fare mucchio e/o per fare impressione, era già nello spirito del precedente (?) governo, aggravato da una smania condonista senza pari nella storia repubblicana: per dire che ai privati basta piantare una bandierina sul disastrato territorio nazionale per avere ottime speranze di farne l´uso che meglio loro aggrada. Ma se c´è un luogo fisico che, in Italia, appariva già, per antonomasia, arbitrariamente confiscato all´uso pubblico, fino a strozzare i pochi accessi al mare (per adesso non ancora lottizzato), queste sono proprio le spiagge, il lunghissimo margine peninsulare crivellato da concessioni private non sempre compatibili con la libertà di transito, e spesso lasciato, ove pubblico, in un´incuria quasi didascalica, come per punire ciò che osa sfuggire al listino dei prezzi.
Perché Tremonti, che è fantasioso ma non uno squilibrato, abbia scelto proprio le spiagge, delicatissimo simbolo di incuria e predazione ambientale, come nuovo ostaggio della sua "finanza creativa", davvero sfugge. Forse si sentiva in obbligo (per indorare il sorprendente ritorno al governo, caduto per eccessivo nordismo, dell´inventore dell´asse del Nord in persona) di dire qualcosa di meridionalista, e di farlo, per giunta, mostrando il polso sicuro che solo l´operoso spirito settentrionale può diffondere nel povero Sud disorientato. E forse perché davvero pensa, da ideologo coerente, che solo il tocco provvido del mercato può, in sé, rifare nuovo il Paese, e il prezzo di un biglietto d´ingresso basti a mondare le sabbie e attirare turisti (così ha detto) anche da India e Cina.
Ma l´impressione è che il nuovo vicepremier - l´ennesimo - abbia ottenuto l´effetto opposto, quello di una pensata quasi neocoloniale, con i terroni depressi risollevati dallo spirito di intrapresa inoculato dall´alto. Sulla stessa falsariga di Calderoli, addetto alla normalizzazione dei forestali calabresi avendo mai visto la Calabria, e mai i calabresi visto lui, però convinto che un sano sguardo lombardo, depositandosi su quelle lande ostili e primitive, avrebbe subito individuato il guasto e trovato le soluzioni.
In questo senso, stupisce non poco che a un Berlusconi primo caduto anche, se non soprattutto, per avere offerto un´idea tracotante e intrusiva del nordismo di governo, sia succeduto un Berlusconi secondo che, rimettendo in sella Tremonti, si nordizza ulteriormente. Del resto, gli alleati ostili all´asse del Nord non hanno però fiatato su Tremonti, forse paghi di uno Storace robustamente quirite alla Salute, antitetico al diafano salutismo di Sirchia, e di pochi altri ritocchi di consolazione. Ma a questo strano spettacolo siamo già abituati: minacciare la crisi e rimangiarsela senza che nessuna delle ragioni di crisi indicate venisse meno. È la risacca di questa maggioranza. Si mangerà la spiaggia?

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …