Vittorio Zucconi: Svelato il nome della spia del Watergate

06 Giugno 2005
Era agosto, in un’altra mattina d’estate americana che avrebbe cambiato il mondo, quando la "gola profonda" divorò un presidente. Pioveva, le segretarie piangevano, Nixon delirava in diretta sulla mamma morta, ‟una vera santa”, e qualcuno lo guardava gelidamente morire, forse con un sorriso, dal proprio ufficio a pochi passi dalla Casa Bianca, sapendo di esser stato lui, il numero 2 dell’Fbi, il vicedirettore Mark Felt, il carnefice. ‟Gotcha!”, come si dice nei giochi crudeli dei bambini, ‟ti ho preso!”. Lo Fbi aveva vinto la guerra segreta contro la Cia mobilitata da Nixon per bloccare le indagini dei G-Men sul caso Watergate, soffiando le dritte giuste nell’orecchio dei reporter del ‟Washington”. Il cadavere ancora parlante di Nixon era la prova della vittoria. Sono stati necessari più di trent’anni, perché almeno uno dei tre grandi misteri americani del XX secolo, dopo Pearl Harbor (Roosevelt sapeva?) e l’omicidio Kennedy (Oswald era solo?) si sciogliesse con l’autoconfessione di un vecchio novantunenne divenuto Gola Profonda di se stesso in un’intervista a ‟Vanity Fair”. Non sarà stato forse lui, il solo suggeritore, come non furono soltanto Woodward e Bernstein, il loro direttore Bradlee, la coraggiosa editrici Kay Graham, a cambiare il corso della storia. Ma senza di lui, senza quell’ombra che suggeriva ‟seguite la pista dei soldi” nei garage di Washington, la storia non sarebbe cambiata. Era il primo ingranaggio della macchina infernale che sbriciolò un Presidente che credeva di poterla pilotare a piacere. La Washington dei 700 giorni dell’esecuzione bianca di Nixon era uno schiacciasassi sfuggito di mano al guidatore, da quando cinque uomini erano stati arrestati il 17 giugno del 1972 mentre scassinavano gli uffici elettorali di McGovern e nel taccuino di uno di loro era stato trovato un numero diretto e riservatissimo al quale rispondeva la Casa Bianca. Il rumore infernale che da quel giorno era cresciuto fino a travolgere il Presidente era partito dalle indagini della polizia locale e poi dello Fbi, affidate al vicedirettore W. Mark Felt. Contro lo Fbi, la Casa Bianca aveva cercato di usare la Cia come cuneo per bloccare le ruote e ci sarebbe forse riuscito se la "gola" non avesse deciso di parlare e non avesse trovato un giornale disposto a essere la sua voce. Erano gli ingranaggi di una resa dei conti storica e politica tra i poteri dello Stato e le agenzie d’intelligence e di sicurezza dopo gli orribili anni '60, nei quali tutte le cambiale erano venute in scadenza, dalla Baia dei Porci all’assassinio di Dallas, dalle sporche guerre agli sporchi trucchi, dai brogli elettorali del clan Kennedy alla resa nixoniana a Hanoi. Tutti, nella Washington che sbandava e si autoconsumava, inseguivamo lo spettro nel garage, cercavamo di avvitare un volto sopra quella gola, sempre velato dai due reporter per proteggere in realtà loro stessi dalle rappresaglie della politica. Era la guerra per bande tra poteri dello stato, nel nome della Costituzione minacciata. La magistratura si muoveva contro il ministero dello Giustizia, che sempre Nixon sperava di utilizzare come diga e bavaglio per intimidire i giudici. Il fisco era stato sollecitato per intimidire i giornalisti non amici. Le minacce di concessioni televisive ritirate venivano brandite contro la Kay Graham Meyer, la proprietaria del Post e di alcune emittenti tv, perché tirasse il guinzaglio al giornale. Al Pentagono, i generali si preparavano ad affrontare l’ipotesi terrificante di un’operazione militare diversiva lanciata da Nixon, consumandosi nella possibilità inaudita nella storia americana di ammutinarsi. E per questo la "gola" cantava, sempre più in fretta, nel timore di una corsa contro la follia di una Terza guerra mondiale che già il conflitto arabo-israeliano del 1973 sembrava avere anticipato con le opposte mobilitazioni di divisione sovietiche e americane. Attorno alla Gola Profonda dello Fbi, molte altre gole cominciavano a cinguettare, per salvarsi dalla nave alla deriva, crearsi crediti futuri o semplicemente evitare la galera. Il congressman italoamericano Peter Rodino guidava la commissione giustizia della Camera implacabilmente verso gli articoli di impeachment, l’incriminazione del presidente. Rodino è morto questo mese di maggio 2005, prima di sapere chi fosse Gola Profonda. O forse già lo sapeva. Come si era detto per l’assassinio di Jfk, e come si sarebbe detto ventisette anni dopo, l’11 settembre del 2001, anche quel mattino di agosto cambiò il mondo. Sarebbe cambiato il rapporto fra media e potere, con la vendetta del potere contro i media, ancora in atto. Sarebbe cambiato il linguaggio, imponendo frasi e stereotipi divenuti vocabolario corrente, "Gola Profonda", "Tutti gli Uomini del Presidente", "Watergate", con quella maledetta desinenza "gate" da allora appiccicata a ogni scandalo politico. Kissinger, ateo e cinico, dovette inginocchiarsi con Nixon nello Studio Ovale, sbalordito, per pregare con il proprio presidente e dargli il coraggio di dimettersi. Il presidente faticava a stare in piedi, afflitto dalla flebite che più tardi lo avrebbe portato a un passo dalla morte. Lo Fbi del vecchio novantenne che ora ha parlato aveva vinto la guerra fra "le scarpe di gomma" e le "barbe finte" della Cia. Pioveva, la mattina del 9 agosto, mentre Nixon ricordava la mamma vedova che lo aveva allevato nella miseria, le segretarie piangevano, noi che avevamo fatto la notte in bianco attorno alla Casa Bianca ancora stentavamo a renderci conto dell’enormità di quanto accadeva. Deep Throat, gola profonda, era stato un soprannome copiato da un mitico film porno del 1972. Non poteva essere una cosa grave, un giustiziere segreto con il nome della pornodiva Linda Lovelace, chiaramente visto e apprezzato da quei due giovani cronisti. Ma in quella gola, precipitò l’intera Casa Bianca.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …