Vittorio Zucconi: Tutti i "tic" del presidente. Bush mostra i segni della crisi

14 Ottobre 2005
Come una spia dell'anima che si accende quando lo spirito (e i sondaggi) vacillano, i "tic" nervosi raccontano spietatamente la storia delle crisi presidenziali. Quando era nei guai, Clinton si mordeva il labbro inferiore. "I feel your pain", sento la vostra sofferenza. Alle domande cattive, Reagan piegava di lato la bella testa imbrillantinata e aspettava che Nancy gli suggerisse la risposta. Nixon sacramentava come un carrettiere, registrato dai microfoni segreti, e Carter sfoderava la dentatura equina in un sorriso difensivo eretto come lo steccato di un forte. E ora tocca a George W. Bush contorcersi, sbattere le palpebre, digrignare la mascella, agitarsi e rivelare nell'inconscio dei propri movimenti la coscienza del proprio declino.
Le telecamere, che si rivoltano sempre contro chi crede di dominarle, raccontano i segni di sgretolamento interiore di un uomo che rivela adesso tutto lo spaventoso logorio di quella carica. Come i "courtier" dei Borboni a Versailles che osservavano ogni gesto del Sovrano al risveglio per intuirne umori e condizioni di salute, così gli osservatori professionali della presidenza avevano notato da tempo che il Bush pubblico esibiva segni di stress. Negli ultimi discorsi in diretta, forse per la noia di dover ripetere sempre le stesse cose, "W" aveva abbandonato quella risatina un po' sogghignante e nasale con la quale punteggiava la propria retorica, per uno strano movimento di masticazione a vuoto, con la mascella sporta in avanti, ma senza intenzioni mussoliniane. "Il presidente ha un problema dentale, di morso inverso"? era stato chiesto al portavoce McLellan in conferenza stampa, "è in cura da un ortodontista?". Il portavoce aveva rifiutato di rispondere.
Al digrignare di mandibola, apparso nelle ore del disastro politico e di immagine seguito al disastro politico e umano di New Orleans, avevano fatto seguito le sue più rassicuranti sbandate logiche e sintattiche, nelle quali il Presidente scivola quando non legge. "Ho ascoltato (mandibola digrignante) e sentito bene quello che qui è stato detto anche se non ero qui per ascoltarlo (scatto di mascella)" disse in un altro, prezioso esempio di "bushismo".
Il collasso dell'indice di popolarità, sceso ormai ad abissi carteriani sotto il 40% di favori, aveva fatto scattare le palpebre, che nelle ultime interviste, e soprattutto nell'incontro "spontaneo" con elmetto di plastica, cinturone di pelle con arnesi e divisa da allegro muratore concesso alla rete Nbc, avevano sfarfalleggiato in maniera preoccupante.
Mentre la tostissima signora Laura, donnina di ferro dietro l'aria ingannevole di maestra d'asilo, rispondeva serena alle polemiche sul "cavallo di Caligola", come viene chiamata quella avvocatessa scelta per puro imperio nepotistisco e senza titoli come giudice alla Corte Suprema, George sbatteva le palpebre. 24 volte, ha sbattuto le palpebre, perché la crudele corte misura tutto, e poi per tre secondi che in tv sono l'equivalente di un Guerra e Pace, la temuta "dead air", aria morta, come si dice in gergo. Per rispondere un "no comment" sull'avvocata Myers, stroncata ferocemente proprio dai suoi grandi elettori.
Il fatto che questa intervista avvenisse alle 6 e 17 del mattino, quando anche la persona più rilassata del mondo potrebbe dare segni di tic nervosi, e lui dovesse fingere di piantare chiodi in una trave con un preoccupante martellone, non offrono nessuna scusante. Un presidente, nella crudele monarchia televisiva americana, deve essere sempre perfetto, inappuntabile, vestito nel costume giusto per l'occasione.
"Scusi, perché le vittime dell'uragano Katrina dovrebbero ripagare i prestiti per la ricostruzione e invece gli iracheni sono finanziati a fondo perduto?" gli ha chiesto il giornalista. Con il martello a mezz'aria, Bush ha battuto le palpebre 37 volte, ha digrignato, ha posato, saggiamente, l'attrezzo, e si è rimboccato le ruvide brache da operaio.
Pensa che la sua scelta per la Corte Suprema dovrà essere ritirata? 24 sbattimenti di palpebre, una tempesta di tic, di mandibole, di lingue che guizzavano sulle labbra secche, di "danza sui piedi", come nota lo psicoanalista dilettante del ‟Washington Post”, Dana Millbank, che le ha contate alla moviola. Poi occhiata implorante a Laura.
I suoi capelli, lasciati folti e intatti da una vita di non grandi ansie, si sono ingrigiti furiosamente dalla guerra in Iraq, notano i "courtiers" esattamente come a Clinton, che entrò alla Casa Bianca sale e pepe e ne uscì soltanto sale.
Il Body Language, il linguaggio inconscio del suo corpo, il ballonzolare sui piedi, gli strani sorrisi fuori tempo ("gli iracheni stanno pagando un caro prezzo per il terrorismo" e poi ha sorriso) il battito incontrollabile delle palpebre, il movimento della mandibola, il guizzare continuo della lingua, sarebbero i segni neurovegetativi di una Presidenza alla deriva.
Sciocchezze da corte, crudeltà di cronisti cicisbei, dicono i (sempre meno) pretoriani. O segnali che Bush si sente sempre più a disagio sotto una corona che gli è sempre stata troppo larga e grave? "Non vi preoccupate per lui" è intervenuta la sua seconda mamma, Laura, "ha le spalle larghe, il mio George" e gli ha poggiato la mano sulla schiena. Sarà stata una coincidenza, ma appena quella mano di donna gli ha stretto le spalle, George ha smesso di ballare, di sbattere, di digrignare.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …