Erri De Luca: Fuori dall'ombra verso il viandante

05 Aprile 2006
All’ombra delle querce di Mamre Abramo siede innanzi alla sua tenda, al riparo dal caldo del giorno. Vede tre uomini spuntare da un lontano cammino. Si alza, va verso di loro e li prega di fermarsi presso di lui per un ristoro. Prepara un pasto e acqua per i loro piedi affaticati. Abramo fa accoglienza, che consiste nell’andare incontro. Non resta fermo ad aspettare di ricevere la visita, ma si fa avanti per procurarsela. Accoglienza è mossa di invito, da fare per primo e da lontano, senza calcolare chi possano essere gli ospiti, senza averli esaminati. L’accoglienza non fa distinzioni, non chiede documenti. Il mondo non è un albergo a ore. La mossa di Abramo non è quella di un padrone di casa. Lui è un inquilino del suolo, non un proprietario, traversa il mondo da ospite di passaggio. Sa il valore di un invito intorno a un fuoco, l’offerta di una sosta. Molte sono le mosse che disonorano gli uomini, poche quelle che rendono giustizia al loro rango di creature preferite: tra queste rare c’è l’accoglienza. Abramo sta davanti alla sua tenda così come è stato di fronte all’improvvisa voce che gli è piombata addosso rivelandogli che esiste un solo Dio. Gli altri, gli innumerevoli, sono idoli inerti. Abramo fa accoglienza alla primizia dell’annuncio. Fa spazio nella sua carne con la circoncisione, segno di alleanza. Con la più rigorosa delle divinità. Abramo inizia il monoteismo, che si dividerà in tre religioni, l’ebraica, la cristiana e la islamica qui nominate in ordine di apparizione. Tutte e tre risalgono all’antenato che si alzò di scatto dal suo riparo all’ombra delle querce di Mamre e si affrettò verso gli sconosciuti. Nessuno gli ha insegnato il gesto. Ma chi ha accolto la voce del Dio unico, è pronto a ogni accoglienza. Lui è stato acceso da quella voce fuori campo e corpo, venuta dall’abisso dei cieli, rivolta a lui soltanto. Quelle parole l’hanno chiamato fuori, all’aperto, spingendolo via dalla sua residenza verso l’unico sbaraglio degno della creatura umana: affidarsi alla divinità. Quel Dio manda allo scoperto, espone a rischi, aizza i suoi profeti non a lisciare il pelo al mondo, ma a scuoterlo. L’uomo che si strappò dalla sua casa per andare dietro a quella voce, con la stessa premura si toglie dal riparo dell’ombra per accogliere i tre viandanti. ‟E corse incontro a loro”, è scritto nel libro Genesi/Bereshìt (18,2) - e corse - niente di meno di questa prontezza verso i forestieri, niente di meno di questo è l’accoglienza. I tre sono dei messaggeri della divinità. A differenza della tradizione cristiana che li raffigura con le ali, nella scrittura ebraica essi sono incarnazioni semplici, in niente diversi da persone. Questo insegna che ogni passante può essere portatore di un messaggio della divinità. Questa certezza fa scattare Abramo all’accoglienza. È una mossa che si è rattrappita nella nostra civiltà. Si è avvelenata di sospetto verso i pellegrini. Si è guastata l’accoglienza. Eppure è la sola mossa ragionevole verso le migrazioni, perché ragionevole è la fraternità.

Erri De Luca

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Ha pubblicato con Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno (1992), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997, …