Umberto Galimberti: La supremazia della legge

28 Settembre 2006
La legge e gli affetti. Il tema è antico. Ne parla già Sofocle nell’Antigone. E l’esito della sua "tragedia" è che la legge deve avere il primato sugli affetti. È una tragedia, lo capisco, ma solo attraverso questo passaggio tragico l’umanità ha potuto passare dallo stato familistico allo stato civile. Dico queste cose a proposito della bambina bielorussa che si è affezionata alla famiglia che l’ha ospitata nel periodo estivo, e a cui ha raccontato di violenze subite nel collegio che frequentava dove più non vuol ritornare. La coppia italiana ha pensato bene di nasconderla, sollevando di fatto il problema se i diritti dei bambini alla loro incolumità fisica e mentale devono essere subordinati ai diritti degli Stati nel loro farsi garanti della salute dei loro cittadini, soprattutto se minori. In un primo tempo, seguendo il primo impulso del cuore, gran parte dell’opinione pubblica si è schierata dalla parte della bambina e quindi dei genitori che, nascondendola, la sottraevano a un futuro incerto. Poi la minaccia che più nessun bambino bielorusso avrebbe potuto usufruire di vacanze italiane se la piccola non fosse tornata in patria ha fatto cambiare idea a molti, senza però che il problema se il primato dovesse spettare alla legge o agli affetti fosse davvero messo a fuoco. Qui due cose da dire. La prima è che nessuna società sta in piedi se a regolarla è il regime degli affetti. Lungo è stato il cammino che le società hanno fatto per emanciparsi da questo regime che non offre né regole, né garanzie oggettive di convivenza e tutela dei diritti. In secondo luogo che l’amore non è di per sé garanzia di crescita, di emancipazione, di costruzione di una propria identità. Soprattutto se l’amore confligge con la legge e, non conoscendo il suo limite, sconfina con l’onnipotenza, anche se questa, all’insaputa persino di chi la esercita, si maschera di cura e dedizione. Si può seguire una bambina anche a distanza, si può andarla a trovare, si può sostenerla anche economicamente, si può vegliare sul suo avvenire, offrendole l’occasione di un futuro davvero "suo" perché ancorato e non strappato dal suo passato. Non c’è biografia senza continuità e non si superano i traumi cancellando pezzi della propria vita. I genitori che hanno ospitato la bambina bielorussa le hanno mostrato cosa è l’amore. Ora devono far capire a questa piccina che l’amore non è "possesso", ma "cura". Noi, devono dirle prima di consegnarla al suo ritorno in patria, ci prenderemo sempre cura di te. E questa cura sarà sempre più facilitata se non trasgrediamo la legge, mentre ci sarà impedita se dovessimo pretendere che la forza dell’amore, per farsi strada, dovesse scardinare la legge e quindi ogni regola di convivenza e di cura. Immagino che non sarà facile. Ma perché esonerare i bambini dall’acquisizione dei lenti passi con cui l’umanità, con grandi sforzi, ha guadagnato le sue regole di convivenza da cui tutti noi traiamo giovamento, e i bambini per primi?

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, è stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario …