Michele Serra: L’amaca di sabato 14 ottobre 2006

16 Ottobre 2006
Dopo avere stazionato per qualche giorno sulle prime pagine, tacciata di malafemmina, e dopo una breve quarantena di silenzio, la valletta di vallettopoli è oggi felice protagonista di uno spot dei telefonini, insieme a famosi attori e bravi presentatori. Tutti insieme ridacchiano della disavventura, con doppi sensi nemmeno troppo grevi e un senso benevolo e in fondo fraterno di assoluzione generale. Finale scontato in un paese dove la catena degli amici degli amici degli amici degli amici è così lunga, ma così lunga, che arriva a coprire praticamente ogni contrada, ogni tinello, forse anche ogni solitudine: in fondo non dispiace che le disgrazie, qui da noi, non siano mai definitive, un piatto di pastasciutta o un cadreghino di consolazione spettano quasi a chiunque. Il prezzo - naturalmente - è una totale, fenomenale immoralità, un sentimento del giusto e dell’ingiusto che è pari a zero, e anche, non da ultimo, un affrancamento continuo del cattivo gusto, delle attitudini volgari, visti entrambi come arte di campare, non come assoluta mancanza di stile. Per altro, non si può avere tutto. Il pappa e ciccia, il tengo famiglia, il Franza o Spagna producono, poi, la corruzione e l’ignoranza etica, il vendersi al padrone con la dispensa più munifica anche se si sa che è un gran porco. In compenso, si campa e si ride tutti assieme. Basta turarsi il naso e aprire le ganasce.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…