Vittorio Zucconi: Nancy e George costretti a convivere

13 Novembre 2006
Lei non ha portato regali. Lui non ha portato rancori. ‟Siamo coscienti delle nostre responsabilità” si sono detti e il primo appuntamento fra i due fidanzati per forza del nuovo corso politico americano, Nancy e George, è stato come tutte le prime uscite insieme tra coppie adulte e responsabili (appunto la parola più ripetuta), nelle quali lui non chiede niente e lei non concede altro che sorrisi e la promessa di ‟lavorare insieme”. Convivere si deve, e fingere di sopportarsi, per il bene dei bambini, di quella famiglia America che li guarda temendo che finisca a piatti in testa e alla quale si deve concedere che ‟dopo avere fatto la storia, ora dobbiamo fare progressi Lei, nel classico tailleur pantalone blu senza "bling bling", come dicono gli americani, senza gioielleria, lui, nel solito abito blu più scuro, erano davvero nervosi, come divorziati che tornano a uscire dopo il trauma. Lei un po’ più nervosa, cosciente di ‟avere fatto la storia”, come prima donna presidente della Camera, di ‟tutta la Camera, non soltanto dei democratici”. Lui rigido, attento a non fare qualcuna delle sue leggendarie gaffes, che questa volta avrebbero contato doppio, davanti alla vincitrice delle elezioni e alla prima donna ‟speaker”. Tutti e due teneramente imbranati, nei gesti ingessati, come coppie mature ormai inesperte di prime volte. Curioso dejeuner chez George, politico e umano, questo fra due persone che si detestano, fra un presidente e la donna che prenderebbe il suo posto, nel caso a lui accadesse qualcosa di spiacevole e il cuore plurinfartato del vice Cheney perdesse i colpi. Come separati in casa costretti a coabitare dalla volontà del padrone di casa, il popolo elettore, Nancy D’Alessandro Pelosi, da due giorni la donna più potente d’America alla guida della Camera, ha pranzato con George Walker Bush, da martedì l’uomo più umiliato d’America, costretto a tornare sotto la tutela del papà che gli ha messo intorno nuove e più sagge baby sitter per sostituire le streghe arroganti e pasticcione alla Rumsfeld. Si sono seduti insieme a tavola, al secondo piano della Casa Bianca avendo in mente ciascuno una idea fissa, che per coincidenza cominciano entrambe per la stessa lettera, la ‟I”: Iraq, per Nancy e Impeachment, per George. Proprio come nei fidanzamenti di una volta, anche la prima colazione ‟chez George” (solito sciapo filetto di sogliola grigia al limone con insalatina d’autunno, niente grassi e poco sale, questi hanno 127 anni in due, non sono mica ragazzi) all’incontro era presenti due chaperon, il possibile futuro capogruppo della maggioranza, il deputato Hoyer, e zio Dick, il vice presidente Cheney, per garantire che i due si comportassero bene. Ma gli altri, i futuri presidenti delle commissioni parlamentari che ora andranno tutte in mano all’opposizione e terranno George sotto schiaffo per i due anni di calvario che gli rimangono, non c’erano. Loro due sarebbero anche pronti a convivere e a dimenticare le cose tremende che si erano dette durante ‟il rodeo”, come Bush chiama la campagna elettorale. Ma il partito freme, sente l’odore del grande pesce ferito. ‟Incompetente~ inetto~ bugiardo~ imperatore senza abiti~” aveva detto Nancy del suo gentile ospite George. ‟Una fanatica delle tasse~ mitomane~ sorda ai valori morali della nazione~ leader di un partito che vuol fare perdere la guerra all’America~” aveva detto George di Nancy. Se è vero che chi disprezza compra, questi due dovevano essere innamorati fradici l’uno dell’altra, durante il ‟rodeo”. Infatti ieri, nella colazione minuetto di ieri, le promesse di ‟elevarsi sopra la partigianeria”, di ‟collaborare”, di ‟rispondere alla richiesta di governo efficente”, di ‟produrre risultati nei rispetto della differenze” (dice lei, tanto per mettere i puntini) e l’aggettivo più tradito del mondo, ‟bipartisan”, si sono rincorse, insipide come i filetti di sogliola. Molto più saporite, le discussioni su come uscire dall’Iraq fingendo di avere vinto, aggrappati tutti e due a quello che Jim Baker, l’avvocato che già fece eleggere George in Florida nel 2000, produrrà tra pochi giorni, perchè il partito vincente vuole farla finita con questo fiasco sanguinoso e il partito perdente ha ormai capito che la tattica del ‟pari avanti tutta” sta portando la nave Usa diritta sugli scogli. Ma l’altra ‟I”, l’impeachment, aleggia. Bush vuole evitare l’incubo di una raffica di commissioni di inchiesta sulle sue menzogne, sulle tragiche fanfaronate del ‟missione compiute”, le immaginarie armi di Saddam, gli abusi di potere e i dribbling costituzionali travestiti da ‟lotta al terrore”, i contratti di favore assegnati agli amici degli amici, come la Halliburton. La Camera non può fare politica, ma può distruggere quella degli altri, semplicemente tagliando i fondi per le guerre, come fece un altro Congresso democratico nel 1974, staccando la spina al governo fantoccio di Saigon. La testa di Rumsfeld, servita da Bush sul piatto delle elezioni perdute, potrebbe non bastare. I democratici più bellicosi, come il nuovo presidente della commissione affari giudiziari, Henry Waxman, temutissimo rotweiller liberal, assaporano sogni di impeachment, di tremende vendette contro questi repubblicani che per 12 anni hanno usato la Camera come una clava, e per saldare il conto Clinton con i repubblicani. ‟Abbiamo incriminato un presidente per avere fatto qualche porcheriola con una donna adulta, e ora dobbiamo farla passare liscia a un presidente che ha ucciso tre mila dei nostri giovani per niente?” ringhia Waxman. Nancy ha promesso di tenerlo al guinzaglio, di essere ‟responsabile” ma Bush ha troppe ossa nell’armadio perchè i democratici non sbavino. E sta tentando di salvare l’ultimo naufrago dei neo con, l’ambasciatore all’Onu John Bolton, facendolo confermare dal senato sconfitto, anzichè attendere quello nuovo, che lo rispedirebbe al mittente. Se tu controlli i tuoi cani dell’impeachment, io controllerò i miei cani della guerra, è il tentativo di compromesso discusso nella prima colazione ‟chez George”. Nancy ha promesso di essere moderata se il presidente sarà realista, una sorta di reciproco disarmo ideologico, per salvare l’onore dell’America in Iraq e salvare la faccia di Bush, che agli ultimi due anni affida la speranza di essere ricordato benevolmente nella storia. ‟Bipartisanship” si sono promessi i due fidanzati per forza, senza crederci per un momento, ‟coesistenza costruttiva” se non ancora distensione. Ma proprio come il marito dell’altra Nancy che fece colazione tutti i giorni nella stessa saletta, Ronald Reagan, raccomandava, per fidarsi occorre verificare che la politica americana torni nelle mani di adulti, come quelle vecchie baby sitter che George senior ha spedito ancora una volta per salvare il ragazzo dalle sue mattate, come doveva fare quando lui beveva troppo o lo arrestavano a Yale. Facendo, allora, meno danni.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …