Michele Serra: Carissimi juventini, più forti anche con voi in serie A

24 Gennaio 2007
Una squadra che vince con la tracotante facilità dell’Inter non può che risultare odiosa a tutti (tranne che ai suoi tifosi). Il gruppo nerazzurro può dunque godersi la solida impopolarità di questi mesi, dopo lunghi anni nei quali era simpatica a tutti anche perché era diventata un’impagabile oggetto di dileggio.
Certo, il passaggio dalla romantica aura di nobili e perdenti all’attuale condizione di padroni detestati è stato, per gli interisti, davvero brusco. Così brusco che diventa interessante capire, per esempio, come lo stato maggiore morattiano saprà assorbire le dicerie, già circolanti, sui favori di Palazzo. In realtà la questione arbitrale, nel primo campionato dopo Calciopoli, consta soprattutto di un caotico (e illeggibile) cumulo di errori sparsi a pioggia quasi ovunque. L’esatto rovesciamento delle precedenti trame, una specie di dilettantismo imprevedibile che ha preso il posto del molto professionale disegno degli scorsi anni. E la squalifica di Totti a una sola giornata parrebbe l’ulteriore conferma che quest’anno è il caso, non un comitato di furbi, a reggere il timone.
Più insidiosa, piuttosto, è l’altra imputazione che i detrattori muovono all’Inter: stravincere anche, se non soprattutto, perché Juve e Milan, sia pure in diversa misura, sono state messe fuori gioco dalla giustizia sportiva. In termini etici, l’accusa deve riguardare (ovviamente) solamente le due società giudicate colpevoli: se la griglia del campionato è impoverita, la responsabilità è solamente di chi si è fatto cacciare o penalizzare.
Ma in termini sportivi, invece, l’obiezione effettivamente sta in piedi: un campionato senza Juventus ha una caratura leggermente inferiore. (Diverso il discorso per il catastrofico Milan di quest’anno, che si è autopenalizzato sul campo assai più pesantemente di quanto sia stato penalizzato dal giudice sportivo). Dunque, a ben vedere, l’Inter morattiana vede confermato anche nel suo momento di supremo splendore il suo destino anomalo, la sua quasi-malasorte: è molto probabile che abbia imbroccato la supersquadra, la formula invincibile, proprio nell’anno in cui la Juve è fuori gioco. Tanto che in parecchi pensano, e dicono (anche tra gli interisti, per altro entusiasti di avere di questi rovelli), che il "vero" scudetto da vincere sarà quello della stagione a venire, quando anche la Juve sarà in campo. Il che vorrebbe dire che l’Inter, esagerata in tutto, per sentirsi davvero e finalmente la prima e la migliore dovrà imbroccare un’infilata di tre scudetti consecutivi, compreso quello vinto lo scorso anno a tavolino. Una fatica di Sisifo…
Questo, naturalmente, volendola buttare sul difficile. Buttandola invece sul facile, si può anche dire, e non si sbaglia, che il solo Stankovic di quest’anno vale ampiamente il Vieira "scippato" alla Juve. Che anche senza Ibrahimovic, Crespo e l’attuale Adriano (e panchinari come Recoba e Cruz) fanno un attacco tre volte migliore di quello del Milan, e due volte migliore di quello che la Juve avrebbe avuto anche tenendosi Ibra. E insomma, che il campo ha comunque una logica impeccabile perfino quando di mezzo c’è l’Inter: vince, a parità di condizioni di partenza, chi è più forte.
PS - Un giornale appassionatamente e meritoriamente juventino, ieri, parlava di un’Inter "alla Moggi", ma è un complimento che perfino la formidabile Inter di quest’anno non merita: di Moggi ce n’è stato uno solo, inimitabile, e lavorava a Torino.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …

La cattura

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di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia