Michele Serra: L'amaca di venerdì 26 gennaio 2007

26 Gennaio 2007
Ho preso un treno Eurostar sponsorizzato: i divisori tra i sedili erano interamente occupati dalla pubblicità di una banca, con un effetto a catena, vagone dopo vagone, decisamente opprimente. Come se qualcuno ti ripetesse la stessa parola, sadicamente, fino a stordirti. Nelle stazioni della metropolitana milanese la pubblicità, oltre che murale, è anche sonora: gli altoparlanti trasmettono imprecisati notiziari imbottiti di spot. Ascoltarli non è una scelta. È un obbligo. Ogni percorso quotidiano è oramai una gimkana tra spot, gingle, tabelloni luminosi, totem girevoli (vedi la stazione Centrale di Milano). La pubblicità dilaga, occhieggia da ogni banda, tracima da ogni interstizio, tende agguati. Non la reggo più, e penso che solo la parola "regime" è in grado di descrivere la pervasività, l´onnipresenza, in ultima analisi la violenza di questo continuo stimolo a consumare, spendere, immolare il proprio tempo a una banca, diventare devoti di un´assicurazione… Pazzesco come il lento, inesorabile stillicidio, divenuto col tempo un diluvio insopportabile, ci trovi oramai assuefatti. Nessuno che dica "basta, lasciateci in pace, mollate la presa". Tutti come pecoroni, chiniamo la testa e viviamo come ricettori passivi, rassegnati, di una litania che ci spappola il cervello.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…