Vittorio Zucconi: Bimbi d’America, grassi e infelici

15 Febbraio 2007
Fasciati nel bozzolo della famiglia che li circonda, li nutre, li protegge ma li mantiene un po’ ignorantelli, i bambini italiani sono molto più fortunati, e si dichiarano molto più felici, dei loro invidiati coetanei americani o inglesi. Proprio in questi giorni di amare autoflagellazioni sulla gioventù violenta italiana, la più approfondita inchiesta mai condotta dalle Nazioni Unite attraverso l’Unicef sull’infanzia nelle nazioni più ricche e sviluppate, ci avverte che noi Italiani non siamo poi così disastrati.
Soltanto le nazioni scandinave, e la solita Spagna che ormai ci sopravanza puntuale, fanno meglio di noi nel rendere felici i nostri figli, mentre le due massime potenze "anglo", gli Usa e il Regno Unito, sono una catastrofe.
Siamo all’ottavo posto sulle 21 nazioni studiate, dunque se non proprio in "zona coppe", almeno ben lontani dalla retrocessione. Ma se l’Italia galleggia in un dignitoso centro classifica in fatto di benessere dei bambini, lo deve al primo posto assoluto alla voce "famiglia", e non certo all’istruzione, alla lettura, alla cultura generale dove siamo al ventesimo posto, dunque sul fondo del barile.
Trattandosi di nazioni altamente sviluppate, le condizioni generali di vita sono buone, l’assistenza sanitaria è diffusa, la mortalità infantile bassa, con la sola, continua e scandalosa eccezione degli Stati Uniti, dove rimane la più alta del mondo sviluppato. Ma dove noi Italiani siamo ancora in posizioni vergognose è nella povertà, nella quale vivono più del 15 per cento dei nostri bambini.
Soltanto le nazioni scandinave e l’Olanda sono riuscite a scendere sotto il livello del 10 per cento di povertà, mentre insieme con noi arrancano Portogallo, Spagna, Grecia, Regno Unito e Usa.
Essere poveri in paesi ricchi, si deduce direttamente da questo studio che è consultabile sul sito internet dell’Unicef, è una conseguenza di scelte politiche, non di sviluppo economico. Il Regno Unito della "rivoluzione thatcheriana" ha devastato lo stato mamma, il welfare state costruito nel dopoguerra, per scuotere l’economia nazionale, ma come conseguenza ha lasciato in secca le parti più deboli della società, smentendo il celebre dogma reaganiano-thatcheriano dell’"alta marea che solleva tutte le barche".
I ragazzi e i bambini inglesi lamentano, nella parte "soggettiva" della ricerca, il clima di "cane mangia cane" che regna nel Paese, dove soltanto il più forte prevale ed è premiato. Nell’assenza di una forte rete di sicurezza famigliare, il fondo della società ha ceduto.
Gli Stati Uniti fanno peggio di tutti nell’assistenza sanitaria ai bambini e ai ragazzi e questo spiega l’alta incidenza di mortalità infantile. L’Italia, pessima in materia di istruzione e di preparazione (ventesima su ventuno, migliore soltanto del Portogallo) è invece ancora quinta nella copertura sanitaria dei propri figli, dietro a Svizzera, Svezia, Danimarca e Finlandia.
E i bambini inglesi hanno interiorizzato questa loro condizione di inferiorità, perché nella valutazione del proprio benessere generale si collocano in fondo alla graduatoria, mentre i nostri figli prudentemente si piazzano a metà, decimi.
Non sorprende, purtroppo, la miserabile proporzione di bambini italiani che dichiarano di avere in casa propria ‟più di dieci libri”: l’80 per cento delle famiglie italiane ne possiede di meno, sicura premessa per la pessima classifica in istruzione e preparazione scolastica futura. Genitori e parenti proteggono magnificamente i figli dai pericoli fisici, e infatti l’Italia ha un eccellente piazzamento nella classifica del minor numero di morti accidentali prima dei 19 anni (terza), ma sembrano proteggerli fin troppo bene dalle insidie della cultura e della lettura. Siamo ultimi, insieme con Grecia e Portogallo, nel livello di preparazione scientifica e letteraria al traguardo dei 15 anni. In compenso nessuno vive in famiglie tradizionali, con due genitori in casa, quanto gli italiani (primi) e nessuno è invece affidato a un genitore single quanto inglesi e americani, in una correlazione di classifica - ultimi in famiglie, ultimi in tutto il resto - che conforterà la fiducia nella famiglia tradizionale. Più del 90 per cento dei nostri figli consuma almeno un pasto al giorno con i propri famigliari, contro il 60 per cento di inglesi e americani che sono tra l’altro anche i più grassi con un elevato tasso di obesità.
Forse per questo i nostri ragazzi e ragazze bevono meno alcol: due terzi dei teenager inglesi si sono già ubriacati più volte, contro il 15 per cento di italiani e francesi.
E il guscio della famiglia, se non protegge dalle droghe leggere, che sono consumate da noi nella media generale, sembra frenare altri comportamenti a rischio. Il numero di gravidanze adolescenziali non volute è di 48 per mille ragazze al di sotto dei quindici anni, negli Stati Uniti, ma appena di 8 in Italia. E questo nonostante un quindicenne italiano su quattro abbia avuto rapporti sessuali completi, nella media europea escluso sempre il Regno Unito, che stacca tutte le altre nazioni con quasi la metà dei quindicenni che ‟lo hanno già fatto” e devasta il luogo comune del ‟siamo inglesi, niente sesso, please”.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …

La cattura

La cattura

di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia