Eva Cantarella: Il morso di Filottete

16 Marzo 2007
Fu un serpente la causa delle disavventure di Filottete. Durante una sosta dell’armata greca in viaggio verso Troia, l’eroe venne morso a un piede mentre con i compagni d’arme celebrava un sacrificio, e la ferita si infettò. Filottete, a questo punto, cominciò a emettere un odore così nauseabondo che Ulisse, quando la flotta passò accanto a Lemno, convinse gli altri capi ad abbandonarlo sull’isola. Il povero Filottete sopravvisse dieci anni uccidendo gli uccelli con l’arco e le frecce di Eracle, di cui era depositario, sino a che non venne recuperato dallo stesso Ulisse. Ma da quale serpente era stato morso, esattamente? I greci catalogavano attentamente i serpenti a seconda delle "famiglie" cui appartenevano e del diverso effetto del loro veleno: quelli il cui morso faceva sì che il ferito emanasse un odore nauseabondo era quello acquatico. Ma continuiamo con le famiglie serpentine: alcune iniettavano un veleno contro i cui effetti esistevano cure ben precise. Chi veniva morso dalle cerasti si poteva salvare, ma solo se in suo soccorso interveniva un uomo libico, della tribù degli Psilli: se le sofferenze della vittima erano ancora lievi, bastava uno sputo sulla ferita; se le sofferenze erano già gravi, lo Psillo si sciacquava al bocca con un sorso d’acqua, la versava in un bicchiere e la dava da bere al ferito; se questo non bastava, si stendeva accanto al corpo nudo del malato e lo guariva grazie al contatto con la sua pelle. Cura singolare, non c’è che dire: Eliano, che la riporta, cita l’autorità di Nicandro di Colofone.

Eva Cantarella

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione …