Vittorio Zucconi: Houdini e la congiura dei medium

26 Marzo 2007
Arsenico e vecchi fantasmi, nella leggenda di un uomo che era sgusciato da catene ed emerso da gabbie sul fondo dei fiumi, che aveva attraversato pareti di mattoni e muraglie di scetticismo, per arrampicarsi da una misera infanzia di emigrato ebreo ungherese nel Wisconsin fino ai vertici di una popolarità mistica e immortale e che neppure nella tomba riesce a star fermo. Ottanta anni dopo la sua morte, Harry Houdini nato Einrich Weisz uscirà anche dal sepolcro di marmo nel cimitero di Queens a New York dove è sepolto dal 31 ottobre del 1926, giorno di Halloween, per rispondere al mistero della sua morte, compiendo la sua - forse - ultima fuga. Uscirà ciò che rimane del suo piccolo corpo alto un metro e 60 di muscoli duri come fil di ferro, esumato da un pronipote, dal discendente di suo fratello, Theodore, convinto che il prozio non sia affatto morto per una peritonite scatenata dal pugno al ventre di un ammiratore scettico, deciso a verificare la resistenza ai colpi del ‟mago”. Lui ha la certezza che sia stato assassinato con l’arsenico dalla cabala dei suoi nemici più accaniti, gli ‟Spiritualisti”, i medium, i seguaci dei colloqui con il mondo dell’aldilà, i necromanti, che Houdini cercava di smascherare come ciarlatani. Se arsenico e non peritonite fu, come il pronipote crede, se ne ritroveranno tracce, perchè quel veleno resiste a lungo nei tessuti del corpo che ha ucciso. Conoscendo la magnifica abilità oggi diremmo autopromozionale del ‟mago Houdini”, della vedova che gli sopravvisse, Bess, e che seppe coltivare e mungere per due decenni il nome e la leggenda del marito, il sospetto che anche questa esumazione e il giallo della vendetta ‟spiritualista” contro il ‟materialista” ungherese siano uno ‟stunt”, un numero, uno show, è inevitabile. Eppure la morte del piccolo emigrato fuggito dall’impero asburgico, la confusione e le contraddizioni dei medici sulle cause della morte, hanno sempre tenuta accesa la fiammella del dubbio sulla fine di un uomo che sembrava invulnerabile. Aveva scoperto il fascino della ‟magia” da un saltimbanco di passaggio, quando era ancora bambino nel Wisconsin, chiuso in una famiglia di immigrati ebrei poverissimi e rissosi, ultimo di cinque figli, ma i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo erano stati un disastro. Il solito repertorio da baraccone non rendeva molto nell’America battuta da ‟Carnivale”, da fiere ambulanti di donne barbute e uomini elefante. Fu la scoperta della sua abilità di ‟escape artist”, capace di sfuggire e divincolarsi da ogni gabbia, ad affascinare il pubblico con le sue sfide alla morte. Morte che rischiò davvero quando a Chicago si fece calare a testa in giù in una cisterna, chiuso in manette che i poliziotti in servizio gli avevano dato. Senza dirgli che avevano manomesso la serratura delle manette, rendendo impossibile aprirle. Aveva adottato lo pseudonimo in onore di un celebre illusionista dell’epoca, Houdin. Ma non incoraggiò mai nessuno ad attribuirgli potere sovrannaturale e per questo dedicò gli ultimi anni della propria vita a sbugiardare i ciarlatani dello ‟Spiritualismo”, i sacerdoti del movimento pseudo religioso nato alla fine dell’Ottocento con radici mistiche, e con la promessa, incoraggiata dal boom dell’ipnotismo e delle trance indotte, di mettere i vivi in collegamento con i defunti. Non aveva figli, perchè la fascinazione con i Raggi X, da poco scoperti e usati dal fratello radiologo, lo aveva reso sterile, avendo esagerato con le radiografie che continuamente si faceva fare. Quelle immagini lattiginose e fantasmatiche catturate all’interno del corpo umano lo sconvolgevano, gli sembravano la risposta scientifica e materialistica agli imbonitori dello spiritismo di finti tavolini danzanti e voci spettrali. Houdini, furioso per l’inganno e forse geloso per il successo di gente che lui giudicava come semplici concorrenti nell’arte di ‟incantare i serpenti”, li sfidava e li smascherava. Ricevette messaggi di morte. Lo spiritismo era ‟big business” e insieme speranza per i vivi. ‟Avrai il tuo giusto dessert e pagherai” gli scrivevano gli spiritisti. ‟Su di te è caduta la maledizione che ti ucciderà”. Eppure non fu un seguace sdegnato della magia nera, dell’occultismo, della necromanzia, a ucciderlo, ma uno studente in medicina, che incontrandolo dopo una performance gli allungò un pugno a freddo nel ventre, prima che lui potesse tendere i muscoli, lacerandogli l’appendice e provocando più tardi la peritonite che lo uccise a 52 anni. Troppo semplice, troppo stupida, questa fine per un uomo così e subito, a bara appena chiusa, la stessa bara dalla quale più volte era uscito nei suoi spettacoli, cominciarono i sospetti. Bess, la moglie, aveva avuto gli stessi dolori di ventre che il marito aveva ignorato e nessuno l’aveva colpita, dopo avere diviso con lui i pasti. L’autopsia, nonostante la morte fosse stata provocata da un attacco e non da una malattia, non fu fatta, neppure su richiesta della compagnia di assicurazione che pagò senza un gemito i 500 mila dollari di polizza alla vedova, una fortuna nel 1926. Il veleno era uno dei metodi preferiti dalle sette più estreme degli Spiritisti, per regolare i conti con i nemici. Il medico curante indicò nel suo referto l’appendice infiammata e poi lacerata nel quadrante sbagliato dell’addome, alla sinistra, errore da studentello ignaro di anatomia. Il mistero piacque, fu commercializzato, venduto in libri e biografie, perchè ‟faceva molto Houdini”, alimentava mito e leggenda. E ora risorge, esce dalla gabbia ancora una volta, fa spettacolo. Arsenico e vecchi rancori. Basterà un semplice esame di laboratorio sui resti del ‟mago” per risolvere il mistero. Come avrebbe detto uno grandi nemici di Houdini e un devoto dello Spiritismo, sir Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes: elementare.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …