Michele Serra: Parabola dell'ossobuco napoletano

05 Luglio 2007
Grazie a un microchip inserito in un ossobuco, consumato a Napoli sei mesi fa, è stato possibile ricostruire con precisione la filiera dei rifiuti campani.

Gennaio
L'ossobuco viene buttato dalla casalinga Assuntina Catuonno nella pattumiera di casa. La signora Catuonno pratica la raccolta differenziata: la carta viene incendiata direttamente nel cortile del caseggiato, le bottiglie di vetro sono utilizzate dal marito e dai figli, membri del clan Catuonno, per allenarsi sul balcone al tiro con la carabina, i sacchetti di plastica vengono dipinti di rosso e rivenduti ai motociclisti come caschi omologati, il resto finisce nel cassonetto all'angolo della via.

Febbraio
L'ossobuco giace ormai da un mese nel cassonetto, che non viene vuotato perché si trova sul confine fra il territorio dei Catuonno e quello del clan rivale, i Lostumbo, e nessuno osa avventurarsi. Ha subìto profonde trasformazioni: bucce d'arance e chiodi arrugginiti si sono saldati alla struttura, che pesa circa mezzo chilo e ha un aspetto così minaccioso che neanche i ratti di quartiere osano affrontarlo.

Marzo
L'ossobuco viene coinvolto in una furiosa sparatoria tra i Lostumbo e i Catuonno, che crivella il cassonetto. La pallottola più pericolosa passa esattamente nel buco dell'ossobuco senza intaccarne la struttura, che nel frattempo si è arricchita di un filo per asciugacapelli e di alcuni torsoli di mela, superando il chilo. Vincono i Lostumbo, che trascinano come un trofeo il cassonetto nel loro caseggiato, mentre le donne mandano baci affacciate alle finestre e insultano i carabinieri.

Aprile
Il cassonetto viene rivenduto dai Lostumbo, a prezzo doppio di quello di mercato, alla Regione Campania. La Regione Campania paga una ditta tedesca, la Alkemia, perché porti il cassonetto, insieme ad altri rifiuti, a smaltire in Germania. La ditta tedesca piomba i cassonetti e li lega in un suggestivo convoglio, che attraversa il centro di Napoli tra due ali di folla in lacrime, che dispera di poter rivedere i suoi rifiuti. In una conferenza stampa il presidente della ditta tedesca spiega ai giornalisti che i rifiuti di Napoli verranno trasformati in costosissimi materiali plastici per l'industria aerospaziale.

Maggio
Il cassonetto arriva in Germania e viene aperto insieme agli altri da tecnici in tuta bianca. Nel frattempo l'ossobuco, inglobando tutti gli altri rifiuti del cassonetto, è diventato una specie di asteroide di prenumatici, materassi, maccheroni al sugo, vecchie cassette porno e bucce di anguria. Pesa più di tre quintali. I tecnici tedeschi, spaventati, scuotono la testa e lo rispediscono a Napoli.

Giugno
L'ossobuco fa il suo trionfale rientro a Napoli, trasportato da un Tir speciale pagato dalla Regione Campania. Viene accolto dal sindaco con un commovente discorso sull'immigrazione, la nostalgia di casa, le radici che non possono essere spezzate. Con un colpo di mano i Catuonno, gelosi del successo dei loro rivali Lostumbo, lo rapiscono e lo buttano in uno dei tanti falò di rifiuti sparsi per la città. Ma l'ossobuco, grazie alla consistenza monumentale e alla tempra ottenuta nei lunghi mesi di tirocinio, non solo non brucia, ma spegne immediatamente le fiamme.
Una donna anziana, assistendo alla scena, grida al miracolo e chiama il cardinale. L'ossobuco viene tolto dalla pira, avvolto in uno striscione del Napoli e issato a furor di popolo su un piedistallo in piazza del Plebiscito, davanti al Municipio. La sua forma mutagena si è ormai fissata in una impressionante parvenza antropoide: ha gambe di pneumatico e braccia di padelle.
Una vecchia sveglia da comodino e un cidì contraffatto formano, in alto, un inconfondibile paio di occhi, con i quali l'ossobuco contempla Napoli ai suoi piedi. Qualcuno giura che è identico a Maradona, altri che è la reincarnazione di San Gennaro. Fa molta puzza, ma nessuno è perfetto.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …