Michele Serra: Difendere le libertà rispettando gli altri

31 Luglio 2007
Baciarsi a Roma davanti al Colosseo, sotto un manto di stelle (brillarelle), farebbe pensare a Garinei e Giovannini più che a un attentato alla pubblica decenza. Ma per due ragazzi omosessuali, colti in flagrante da una pattuglia di carabinieri e tradotti in caserma, la notte romana è slittata in pochi attimi dal romanticismo all’umiliazione. Con ovvio sconcerto e prevedibili polemiche politiche, stante il fatto (incontestabile) che un bacio in pubblico non deve essere considerato diversamente se a scambiarselo sono Audrey Hepburn e Gregory Peck oppure Gregory Peck e Gregory Peck. Insomma, il caso è tipicamente soggetto a quel genere di allarme etico inevitabile in un Paese non proprio all’avanguardia nell’accettare i mutamenti del costume, e non certo prodigo di intelligenza civile quando si tratti di riconoscere i diritti degli omosessuali. In omaggio alla famosa completezza dell’informazione, va però aggiunto che la versione dei carabinieri si discosta di una buona manciata di centimetri da quella della comunità gay. I militi parlano di "atto sessuale in pubblico", e dal momento che i carabinieri non sono più i gendarmi baffuti che infierivano su Pinocchio, ma uno dei pochi pezzi dello Stato che ha fatto parecchi passi in avanti negli ultimi decenni, è giusto che anche il loro punto di vista, per quanto occhiuto, vada tenuto in considerazione. Resta il dubbio se perfino un "atto sessuale esplicito", consumato nel buio protettivo della sera, meriti un intervento così severo. E, soprattutto, il dubbio che la severità non sarebbe stata uguale nei riguardi di una coppia etero. Proprio ieri la Cassazione, nell’accettare la domanda di asilo di un omosessuale senegalese che in patria sarebbe perseguito per legge a causa dei suoi comportamenti amorosi, ha scritto che "la libertà sessuale va intesa come libertà di vivere, senza restrizioni e condizionamenti". Parole sante, anzi parole laiche. E più in generale resiste, almeno in chi scrive, l’idea che il sesso, in ogni sua forma purché non violenta, non sia tra le colpe più gravi (ben più grave, per esempio e proverbialmente, è fare la guerra), e insomma che un bonario "ragazzi rivestitevi, per cortesia" possa ampiamente bastare a dirimere ogni possibile questione di "oscenità" e affini. Ma all’interno di questo dubbio, libertario e amichevole, è ragionevole suggerire a tutti gli amanti, bacianti o copulanti che siano, qualcosa che sfugge decisamente alla legge e all’intervento dei carabinieri. Qualcosa che è profondamente "politico", nel senso che coinvolge profondamente lo stare in mezzo agli altri. Questo qualcosa potrebbe definirsi pudore se una lunga trafila di persecuzioni censorie, pretorili e curiali, non ci avesse abituato, negli anni, a considerare il pudore (e specialmente il famigerato "comune senso del pudore") il tipico pretesto sessuofobo e repressivo. Chiamiamolo, allora, questo qualcosa che manca, senso della misura, oppure rispetto degli altri e di se stessi, o perfino più ovviamente buona educazione. E’una qualità che spesso difetta tanto agli etero quanto agli omo, indiscriminatamente, quando si tratti di temperare il proprio comprensibile entusiasmo sessuale, o anche solo sentimentale. Nessuna nostalgia per l’Italietta bigotta, per le coppiette che si davano la mano in pubblico solo dopo il fidanzamento ufficiale (cioè, in genere, solo dopo la vidimazione dei genitori e del parroco), ma neanche troppa soddisfazione per la sessualità esibita con fatuo narcisismo oramai ovunque, nel reale come nel virtuale, per la strada o in televisione. Il mito in fondo ingenuo del libero amore, così bene immortalato da Antonioni in "Zabriskie Point", tutte quelle giovani coppie nude abbracciate nel deserto, angeli della liberazione, minaccia di tradursi nella sua parodia se prende le forme (correnti e corrive) di una banalissima scostumatezza. Nel senso che per essere libertini bisogna avere almeno un poco studiato e ragionato. Questo non per discettare su quanto e come i due ragazzi di Roma, vittime di un probabile episodio di abuso di autorità, abbiano esagerato nel manifestarsi attrazione. Ma per riflettere un pochino meglio (carabinieri e omosessuali compresi) sul faticoso processo che porta a manifestare liberamente la propria identità sessuale. Si capisce che un’identità malgiudicata e perseguitata, come quella omosessuale, sia più portata a "sbottare", e a sbandierare se stessa per ribellarsi contro le discriminazioni. Ma i modi e i toni - inutile negarlo - sono molto importanti anche per la migliore delle cause. Massimo allarme, dunque, per ogni episodio, anche minimo, di discriminazione contro i gay. Ma massima intelligenza, quando possibile, nell’evitare che la sbracatezza offuschi la causa della "libertà di vivere", come scrive la Cassazione, e la renda impopolare.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …

La cattura

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di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia