Michele Serra: La grande pena dei tolleranti

27 Agosto 2007
I crimini legati all’odio razziale e religioso sono in netto aumento in quasi tutti i paesi europei, specialmente Russia e Ucraina. E’ una denuncia dell’organizzazione non governativa Human Rights First ("prima di tutto i diritti umani"), che sottolinea anche la difficoltà di monitorare compiutamente il fenomeno a causa del silenzio dei governi nazionali, con l’eccezione lodevole di Regno Unito, Francia e Germania. Fanno spicco, e non è certo una sorpresa, le aggressioni omofobe e antisemite, forme basiche dell’intolleranza e della discriminazione. In forte aumento, specie dopo Ground Zero, le aggressioni antislamiche. La questione è oggetto di riflessioni e studi di ogni ordine e grado: sociologici, antropologici, psicologici, politici. Da semplici cittadini, ognuno con il proprio bagaglio di cognizioni e convinzioni, quello che possiamo dire, con buona approssimazione alla verità, è che il razzismo risorgente è una vera e propria perversione identitaria: nel caos del mondo globalizzato e migrante, nel turbinoso mutare dei costumi, nello sgretolarsi di molte garanzie sociali, sono molti i soggetti deboli (socialmente o anche solo culturalmente deboli) che si abbarbicano disperatamente a un’identità (nazionale o religiosa o razziale o politica) da brandire contro il "nemico", non importa quanto reale e quanto fantasmatico. Un’identità-rifugio, possibilmente più solida dei bond e meno spicciola della povera identità offerta dai consumi, entro la quale risentirsi "noi", ritrovarsi gruppo, a qualunque costo: soprattutto quello di odiare "gli altri", fino a picchiarli e a eliminarli, fino a bruciare un campo nomadi, o aggredire un arabo "invasore", o diventare Eroe del Proletariato sparando ai professori inermi, o profanare un cimitero ebraico. Molte di queste identità di pronta presa sono vintage: ripescano nel baule putrido delle diverse storie nazionali gli stessi maledetti scheletri (il fascismo, l’Onore Virile, la "purezza" etnica, la fede arcaica e aggressiva "di una volta") e li rivestono in fretta e furia, non importa con quale congruenza con i tempi e con la realtà del mondo. Ossimori come il nazista rock, o il neo-ariano figlio di cento immigrazioni, o l’ultrà da stadio che si sente guerriero di una Fede, non hanno bisogno di logica. Sono cadute secche, e rovinose, dentro lo sprofondo della paura di non esistere e non contare. A parte l’ovvio esercizio dell’autodifesa civile (è necessario chiedere ai governi leggi severe contro i crimini razziali, e guardia sempre alta), forse quello che dobbiamo aggiungere è che a fronte di queste identità di odio e di paura, scorciatoie pericolosissime per chi le imbocca e soprattutto per chi ne subisce la violenza, quello di cui si sente la mancanza è l’antidoto: un’identità civile europea che sia condivisa, democratica e severa, aperta con i tolleranti e dura con gli intolleranti. Un tetto politico e culturale che offra riparo allo sconcerto e alla povera idea di sé di tanti giovani (e tanti adulti: ma quelli, magari, non sono più recuperabili per ragioni di età). La difficoltà è enorme, e inesprimibile in poche righe. Enorme perché si fonda su un’idea dell’identità, individuale e sociale, come percorso, come acquisizione, come somma di esperienze, e non come randello da impugnare, o spada da mulinare in faccia agli altri. Gli spacciatori di "purezza" hanno buon gioco, il disprezzo per la complessità (e di solito per la cultura e gli intellettuali, roba da comunisti e da ebrei) favorisce la loro propaganda, l’istinto aiuta gli impauriti di ogni latitudine ad amare il primo demiurgo da strapazzo, il primo capo religioso che gli conferma il monopolio della Verità, il primo capetto da stadio o da pub che gli propone un’uniforme da amare e un nemico da odiare. La grande pena dei tolleranti, in questo evo, sta proprio nella coscienza dello scarso appeal della fatica democratica, della gentilezza civile, a fronte del proliferare delle identità belluine. Vuoi mettere un "maestro" che ti propone di morire per Allah, o di ripulire l’umanità dalle sue scorie fino a renderla lucente e pura come nell’Età dell’Oro, o di difendere il Verbo e le Radici con la spada, contro i timidi e dubbiosi testimoni del rispetto, della pluralità delle idee e delle usanze? Così sui due piedi, in mezzo a certe tempeste, viene il dubbio che ci sia un errore metodologico e anche caratteriale nell’opera inane di chi combatte razzismo, fanatismo religioso, nazionalismo isterico, localismo arcaico. Se la forza del dubbio e il fascino della complicazione sono concetti poco entusiasmanti nel rozzo e frastornante mercato mediatico, ci sono idee e sentimenti democratici che andrebbero sventolati come bandiere, e non solamente rimasticati nei convegni, tra pochi dotti e mansueti. Libertà uguaglianza e fraternità sono anche parole da strada, motori potenti, e quanto all’odio, quello per la sopraffazione e il razzismo è stato, nella storia moderna, un sentimento tanto basico quanto l’odio razziale. I partigiani odiavano i nazisti. Gli uomini liberi odiano i fanatici religiosi. E pour cause~ Colpisce sempre con quanta spensieratezza e quanta facilità, da qualche anno in qua, i rozzi leader dell’intolleranza sparano le loro nefandezze e le loro scempiaggini, stadi pieni di razzismo, giornali che rigurgitano pregiudizio e disprezzo, cattivi preti che disfano il cammino di accoglienza e di dialogo di quelli buoni e generosi. Sia meno afasica, meno ritegnosa e perfino più allegra e disinvolta la risposta degli umili e dei democratici. Se non sarà proprio l’amore, come azzarda Veltroni, a salvare la Polis, può essere il rispetto per gli uomini e le donne, sentimento meno reboante ma amatissimo dagli europei civili, ad armare lo spirito e i comportamenti contro l’ondata razzista, omofoba e xenofoba che strozza l’Europa. Ad alta voce, però. Ad alta voce e a testa alta, specie quando piovono le randellate.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …