Michele Serra: Happy hour con i Bot boliviani

07 Settembre 2007
L'esperienza del cronista che si è finto lavavetri rumeno è niente in confronto a quella del cronista che si è finto consulente finanziario a Milano. Ecco il resoconto del suo viaggio nell'Inferno del Benessere.

Ore 8 Ho rovesciato il caffè sul ‟Sole 24 Ore” mentre leggevo i listini di Borsa, con una mano telefonavo a Chicago (un numero a caso, per allenamento) e con l'altra mano cercavo inutilmente di sistemare il nodo della cravatta. Ora i listini sono illeggibili e dovrò rifarmi ai consigli di Mario, che lavora nei bond: 'Tira a indovinare'. Devo fare presto. La mia scrivania è nella zona controllata dal clan degli immobiliaristi di terza generazione (quelli che vendono a se stessi lo stesso monolocale a Rieti anche per dieci volte consecutive, fino a farlo valere come un attico a Notting Hill), ho pochi minuti per raggiungerla o la troverò occupata.

Ore 9 La scrivania è presidiata da un ragazzotto impomatato con tre palmari, che ha già piazzato due milioni di euro nella Borsa di Timisoara. Gli faccio osservare che a Timisoara non c'è nessuna Borsa, mi guarda dall'alto in basso e mi dice che se uno si fissa sui dettagli non riuscirà mai a fare carriera. Rimasto senza scrivania, mi sistemo con uno sgabello dentro l'ascensore più frequentato del grattacielo.

Ore 10 Il mio primo cliente: una pensionata che sta andando a portare la colazione al figlio guardia giurata. Mi mette in mano un libretto di risparmio postale con milleduecento euro e mi chiede di partecipare alla scalata a Telecom. Le dico che mi sembrano pochi, mi risponde che non sono capace di fare il mio mestiere. Aggiunge che la sua vicina di pianerottolo, grazie ai consigli di Lele Mora letti su 'Chi', è diventata consigliere di amministrazione della Ford. Capisco che la concorrenza è spietata. Devo osare di più. Ho sentito dire che se entro le cinque del pomeriggio non mi presento al mio superiore con un portafogli da 10 milioni di euro, sarò punito orribilmente: mi stringerà il nodo della cravatta fino a farmi diventare cianotico.
Ore 12 Va un po' meglio. Convinco due anziani coniugi, già rovinati dal crack Parmalat, a partecipare anche a un paio di crack imminenti, per diversificare gli investimenti. Mi ringraziano con le lacrime agli occhi. Ho anche costituito una società fantasma alle Isole Curili insieme a una ragazza molto carina conosciuta al bar. E soprattutto ho raggranellato tre euro e 20 di elemosina perché il trillo corale dei miei cellulari è stato scambiato dai passanti per un concerto ambulante.

Ore 14 Mi sfamo nella maniera precaria e malsana dei miei compagni di lavoro: un panino con rucola, maionese, tonno, mortadella, capperi e chicchi di caffè in un bar della City milanese. Fortunatamente solo un paio di morsi perché le gomitate della clientela lo fanno cadere. Chinandomi per raccoglierlo trovo sul pavimento un pacchetto di obbligazioni boliviane ancora in discreto stato. Le porterò al principale per dimostrargli che ho lavorato duro.

Ore 16 La grande notizia: le obbligazioni boliviane sono talmente in ribasso che i collezionisti di bufale di mezzo mondo sono disposti a pagarle qualunque cifra pur di esporle tra i loro memorabilia. Le metto all'asta e le piazzo a Mosca, parlo personalmente con il miliardario mafioso Buslatovich che nella sua collezione ha già il siero Di Bella, i diari di Hitler e un format di Michele Cucuzza. L'umore è alto. Si è sparsa la voce del mio talento e l'ascensore dove ricevo i clienti è così gremito che per respirare devo infilare il naso nella tasca più vicina.

Ore 17 È finita. Il festoso suono di una campanella e il tonfo di un suicida rovinato dai miei consigli mettono il suggello a una giornata intensa. Andrò a fare l'happy hour in corso Como con centinaia di giovani colleghi sfiniti, felici e con la cravatta allentata. Per allentare la mia devo fermarmi da un meccanico con la fiamma ossidrica. Il meccanico più vicino è a Carugate. Farò l'happy hour a Carugate con il meccanico e sua moglie, in una salumeria in chiusura. Domani è un altro giorno.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …