Michele Serra: L'amaca di martedì 19 febbraio 2008

22 Febbraio 2008
Se il richiamo delle piccole patrie è così forte, e moltiplica fino al parossismo le bandiere, le frontiere e le capitali, si vede che è davvero debole e inservibile il richiamo del cosmopolitismo, che tanto aveva fatto sperare la mia generazione. Di tutti i sogni dei miei vent’anni, l’unico che davvero rimpiango fino a starci male è proprio quell’umanitarismo magari ingenuo, ma pulito e ottimista, che ci faceva guardare alle Nazioni come a un retaggio del passato. Non era neanche un sogno, poi. Era la pratica di vita dei globe-trotter, degli autostoppisti e degli ostelli, era lo sguardo internazionalista dei vecchi socialisti, era il mio amico V. che studiava l’esperanto, era la fine della guerra vissuta come fine degli egoismi nazionali, era il battito di una musica e di una cultura che non sapevano che farsene delle gabbiette asfittiche delle Nazioni e delle Patrie. Come eravamo illusi. Dai sacrari e dagli ossari di centinaia di anni fa sale ancora il tanfo della guerra e della morte. Eccita, mobilita e unisce più di tutte le generose fole di fratellanza nelle quali credemmo.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…