Michele Serra: L'amaca di martedì 8 aprile 2008

14 Aprile 2008
La fiaccola olimpica gronda d’ipocrisia, e non da oggi. Ma è una di quelle convenzioni retoriche senza le quali perfino la speranza della comprensione tra i popoli (o quello che ne rimane), perfino l’umanitarismo trombone e demodè dello "spirito olimpico", cesserebbero di esistere. In fin dei conti spirito olimpico, fiaccola e braciere hanno tutti i pregi e tutti i difetti del politically correct: abbondano di finzione e di simulatissima concordia, ma se non ci fossero il mondo ne uscirebbe perfino più diviso e incattivito. (Meglio il buonismo del cattivismo).
Per questo ho un piccolo tuffo al cuore quando vedo il tedoforo assalito, e la sua torcia che vacilla. Preferirei, anche quando le contestazioni hanno basi sacrosante come nel caso tibetano, che il bisogno di visibilità mediatica non travolgesse anche un simbolo di fratellanza così precario. Il tedoforo, anche quando sia un vanitoso, un imbecille o un mascalzone, per quelle poche centinaia di metri è sacro. Rappresenta l’umanità, quella potente e quella impotente, quella economicamente boriosa e quella succube. Non credo che il boicottaggio olimpico servirebbe a migliorare la situazione dei tibetani. Credo che servirebbe a peggiorare l’umore del mondo. Già piuttosto spento.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…