Eva Cantarella: Antica Grecia. Nella terra che inghiottì Elice

19 Giugno 2008
Sin dall’antichità, purtroppo, la zona del Peloponneso è nota per i terremoti più violenti. Dopo quello, celeberrimo, provocato dallo tsunami (più violento della devastante onda di 40 metri innescata dall’eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883) che distrusse Thera (oggi Santorini) e le coste di Creta, il sisma più grave ricordato dai greci si verificò infatti a Elice, fiorente cittadina sulla costa meridionale del Golfo di Corinto. Era il 373 avanti Cristo. Nel racconto di Pausania, che descrive i diversi tipi di terremoto e la loro diversa gravità, quello di Elice era uno di quelli che di solito ‟viene paragonato a un uomo colpito da una febbre persistente, che emette respiri affannosi, accompagnati da sintomi analoghi che si manifestano in altre parti del corpo, in particolare nelle mani, sotto ambedue i polsi. Allo stesso modo, dunque, dicono che il terremoto penetra direttamente sotto gli edifici e ne scuote le fondamenta. Questo fu il tipo di terremoto che colpì Elice, abbattendola; e al terremoto, a quanto dicono, si aggiunse anche un’altra sciagura. Il mare invase gran parte del territorio, e circondò completamente la città. Dopo l’improvvisa scossa di terremoto provocata dal dio e la contemporanea inondazione delle acque marine, i flutti trascinarono via Elice e tutti i suoi abitanti”. (Paus., VII, 24, 11-12). L’evento rimase impresso a lungo nella memoria dei greci. In particolare, si dice, impressionò a tal punto Platone da contribuire, forse, a ispirargli il racconto di Atlantide, inghiottita dai flutti esattamente come Elice. Anche la precedente ‟cancellazione” di Thera (Santorini) fu accomunata al mito di Atlantide: a immaginarlo è stato il famoso archeologo Spiridion Marinatos. Per lui Atlantide era Thera.

Eva Cantarella

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione …