Michele Serra: L'amaca di mercoledì 19 novembre 2008

20 Novembre 2008
Per spiegare la loro folta presenza nella destra di governo, molti ex socialisti (vedi la replica del ministro Brunetta a Berselli, ieri su questo giornale) dicono di essere "riformisti". Purtroppo è una spiegazione che non spiega niente. Termine di immediata comprensione una novantina d’anni fa, quando serviva a distinguere, dentro la sinistra, chi voleva fare il socialismo a mani nude e chi invece voleva farlo in Parlamento, oggi riformista è la parola più generica e vuota dell’intera scena politica. Con rare eccezioni (il Papa, Guido Ceronetti, il portiere del Milan e pochi altri) non esiste in Italia chi non si dica riformista. "Sa, io sono riformista" è diventato l’incipit di qualunque discussione, e poiché l’interlocutore subito risponde "anch’io", ma cinque minuti dopo litigano imbufaliti su ogni possibile argomento, se ne deduce che la parola è del tutto insignificante. Del resto anche "riforme", che le dà origine, è appena un contenitore vuoto dentro il quale ciascuno può metterci quello che gli pare. Era frutto di riforme il Welfare, è una riforma anche farlo fuori. Ci sono le riforme liberali, quelle socialiste, quelle in favore dei poveri come il New Deal e quelle in favore dei ricchi come le Reaganomics. E pure le leggi razziali, a modo loro, furono una riforma. E dunque, chi vi dice di essere riformista è come un signore che vuole vendervi una cornice senza farvi vedere il quadro. Non necessariamente un imbroglione. Certamente un lacunoso.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…