La morte di Ballard. Sotto il bersaglio di un dissidente per vocazione

21 Aprile 2009
Il trauma originario, quello destinato a innescare una delle più brillanti e geniali avventure letterarie (e non solo) a cavallo tra due secoli, non fu l'internamento in un campo di prigionia giapponese, dopo lo scoppio della guerra mondiale. Quello, l'allora tredicenne James Graham Ballard, lo resse alla perfezione. Nel campo riuscì a essere felice, raccontava, e che non lo dicesse tanto per dire è provato dal romanzo autobiografico che a quell'esperienza dedicò una quarantina d'anni più tardi, L'impero del sole.
Il colpo basso, e del tutto imprevisto, arrivò poco dopo, nel '46, quando Ballard, inglese ma nato e cresciuto a Shangai, mise piede per la prima volta sul suolo patrio. E scoprì che l'Inghilterra aveva pochissimo a che spartire con il mitico paese di cui aveva sentito da sempre favoleggiare: ‟Mi chiesi se gli inglesi non pagavano un prezzo salatissimo per il sistema di autoillusione che era alla base della loro vita, e la risposta (positiva) che diedi a questa domanda mi incoraggiò a ritenermi per il resto della mia esistenza un estraneo e un dissidente”.
Il prezzo per la serenità posticcia e il perbenismo ostentato delle società occidentali era una prevalente, pur se nascosta, pulsione distruttiva e autodistruttiva generalizzata, un ‟lato oscuro” che non si contrapponeva a quello apparentemente chiaro ma ne costituiva la verità intima. La follia generalizzata non era un resolubile ‟guasto” della società occidentale: costituiva le sue radici profonde.
In oltre quarant'anni, dal primo romanzo del '61, all'ultimo, del 2006, Ballard non ha scritto d'altro, ma giocando su registri completamente diversi. Prima la fantascienza apocalittico-ecologica dei romanzi d'esordio. Poi la messa in scena pittorica, delirante e satirica degli incubi su cui riposavano le società occidentali degli anni Settanta e Ottanta, fino a quella ineguagliata metafora della guerra civile permanente, endemica e insensata che è Il condominio. Infine, lo slittamento verso un taglio molto più sociologico e apertamente politico degli ultimi grandi romanzi, scritti nell'arco di un decennio, tra il 1996 e il 2006.
Ma in questa ultima fase alla modifica dello stile corrisponde un cambiamento anche più sostanziale. Quella che negli anni Sessanta era ancora solo una, pur già vastissima, middle class è uscita allo stesso tempo ampliata e profondamente trasformata dal terremoto degli anni Ottanta: è diventata una sorta di nuova ‟classe generale”, una sorta di nuovo proletariato che è sfruttato anche quando crede di godere di una posizione privilegiata, che è messo in produzione sempre, persino nelle sempre più vaste porzioni di vita apparentemente liberate dal lavoro, che agli antichi incubi somma ora, nelle sue enclaves superprotette e cinte di muri, nuove frustrazioni. Una classe media che cova una rabbia crescente, invisibile, indirizzata oggi verso i dannati della terra, i poveri che circondano le loro cittadelle apparentemente dorate, ma perennemente sull'orlo di un'esplosione di opposta natura. Una classe potenzialmente ‟rivoluzionaria”.
Ci sono scrittori la cui valenza sovversiva si esercita quasi inconsapevolmente. Ballard non era uno di questi. Sapeva qual era il suo bersaglio, scriveva prendendo bene la mira. Dopo la sua resa, ieri, al cancro al pancreas con cui combatteva da mesi, molti hanno ricordato le sue parole sul cambiamento come base della sua ispirazione: ‟Ho sempre scritto sul cambiamento, a partire dagli anni Cinquanta, quando vennero introdotti tutti questi elementi della modernizzazione”. Ma è una definizione troppo modesta, e riduttiva. Molto più preciso quel che lo stesso autore ammette nell'autobiografia I miracoli della vita (uscita quest'anno per Feltrinelli), dove si definisce ‟un narratore specializzato nel prevedere e, se possibile, nel provocare il cambiamento”. Il primo obiettivo lo ha sempre centrato in pieno. Non è escluso che, a suo tempo, non gli verrà riconosciuto anche il merito di aver raggiunto il secondo.

J.G. Ballard

James Graham Ballard (1930-2009) è considerato uno dei più interessanti e originali scrittori inglesi contemporanei. Innovatore della letteratura fantascientifica, si concentra sugli effetti che la modernità produce su psiche e …

La cattura

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