Michele Serra: L'amaca di martedì 26 maggio 2009

19 Giugno 2009
‟Gli italiani sono con me”, dice lui. Nessuno dei grandi leader del passato lo ha mai detto, ad eccezione di Mussolini. Anche i capi di partito più popolari e ascoltati sapevano di parlare a nome di una parte, non di quel tutto retorico e totalitario che in democrazia non esiste. Nessuno, in democrazia, rappresenta tutti. In democrazia l’assoluto non è contemplato, se non quell’assoluto storicizzato, e regolato dalle leggi, che è lo Stato. Il resto è lotta di fazione, è differenza, è punto di vista. Nel suo sogno plebiscitario, Berlusconi si autopropone come paradigma di un popolo intero, delle sue aspirazioni, perfino dei suoi costumi, convinto di meritare l’ammirazione incondizionata di chiunque, tranne la piccola frangia meschina che "lo invidia". Ma ogni volta che parlaa nome "del popolo",o "degli italiani", pronuncia la madre di tutte le menzogne (nel suo caso, una madre fertilissima). Potrà vincere anche cento elezioni consecutive, ma mai a nome "degli italiani". Lo faccia a nome dei suoi, che sono tanti, ma non si permetta di tirare in ballo gli altri milioni di cittadini che non lo sopportano. E se qualcuno (giornalista o politico) avrà modo di farlo, per cortesia lo corregga, quando parla nel nome del popolo. E gli dica: non ci crederà, cavaliere, ma sono italiano anche io. E piuttosto che votare per lei, ingoierei la scheda elettorale.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…