Michele Serra: L'amaca di mercoledì 9 settembre 2009

14 Settembre 2009
Io non ci credo che Feltri scriva quello che scrive sotto ordine o consiglio di alcuno. Lo scrive perché quelle sono le sue idee, e perché sa che quelle idee riflettono con buona approssimazione la mentalità e la cultura politica di buona parte degli elettori di centrodestra. Feltri è maggioritario e vincente, lo è perfino nel lessico e nei luoghi comuni (il ‟compagno Fini”), e quasi ogni riga del suo Giornale raccoglie e rilancia gli umori degli italiani di governo (gli stessi che da sessant’anni, con brevi pause, vincono le elezioni, salvo raccontarsi la fola che sono i comunisti e i sindacati che comandano). Il capolavoro di Feltri (semantico e psicologico) è credere e far credere ai suoi lettori che questo linguaggio sia di fronda, sia «fuori dal coro», sia di opposizione. Così che si possa rimanere conformisti, con tutti i comfort e le pigrizie del caso, però con un’aura di coraggiosa libertà di spirito, della serie ‟a me non la raccontano”. Però l’invito a ‟rientrare nei ranghi” (testuale) rivolto al compagno Fini tradisce, perfino con ingenuità, la vocazione governativa e filogerarchica del nostro e dei suoi lettori. Ma sono troppo convinti, l’uno e gli altri, di essere fuori dal coro per farsene un problema.

Tutti i santi giorni di Michele Serra

Scrivere tutti i giorni, per anni, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere com…