Speciale Jane Austen. A 200 anni dalla scomparsa

06 Luglio 2017

Il 18 luglio 1817 moriva una delle figure di maggior spicco della narrativa inglese. In vita, i suoi romanzi furono pubblicati anonimamente, ma per tutti oggi è una delle più grandi e attuali scrittrici di ogni tempo.

"Jane Austen descrisse uno spaccato dell’epoca paragonabile a una commedia umana, e lo fece con arte così profonda da creare romanzi senza pari per la perfezione formale, l’equilibrio ironico e la consapevolezza delle diverse esigenze dell’individuo e della società." Con le parole di Sara Poledrelli e di Simonetta Agnello Hornby ricordiamo una delle figure di maggior spicco della narrativa inglese. 

I LIBRI DI JANE AUSTEN PUBBLICATI DA FELTRINELLI

Emma - Orgoglio e pregiudizio - Ragione e sentimento - Persuasione


Simonetta Agnello Hornby: “La mia Jane Austen” (2017)

 

Un estratto dalla postfazione a Persuasione, di Sara Poledrelli,
sulla vita di Jane Austen

Jane Austen nasce a Steventon, nell’Hampshire, nel 1775, settima di otto fratelli, sei maschi e due femmine: Cassandra e Jane. Alla sorella, di due anni maggiore, Jane sarà sempre molto legata: sin dall’infanzia comincia ad attribuirle il ruolo di confidente. Si ha notizia di un ampio carteggio, che ci avrebbe informato puntualmente circa il divenire inquieto dell’animo di Jane: purtroppo, esso fu in gran parte distrutto da Cassandra, forse per pudore o forse per gelosia. Le lettere a noi pervenute – nonostante il giudizio negativo di Virginia Woolf, delusa in quanto non vi trovò soddisfazione alla sua curiosità di “addetta ai lavori” circa i segreti tecnici dell’arte della Austen – sono comunque senza dubbio di grande valore per chiunque sia interessato a conoscere gli aspetti più personali e profondi della scrittrice.

Sappiamo ch’era figlia di George Austen – ecclesiastico, reverendo rettore delle parrocchie di Steventon e Deane, nonché uomo, a quanto pare, dotato di una vasta cultura – e di Cassandra Leigh, avvenente figlia del reverendo Tho mas Leigh, curato a Harpsden. L’interesse letterario, dunque, era – ci si conceda l’espressione confidenziale – un “vizio” di famiglia, condiviso in primo luogo dal padre, appassionato lettore di romanzi, non necessariamente di grande qualità, nonché dai fratelli: in particolare da Henry e James, che redigevano una rivista letteraria. Gli Austen erano una famiglia unita, non ricca ma agiata, e vantavano parentele importanti sia dal lato paterno sia da quello materno. Qualche volta, le vicende dei familiari di Jane sfiorano il limite del romanzesco: si pensi, ad esempio, che il fratello Henry, a ventisei anni, sposò una cugina di trentasei (l’appariscente e carismatica contessa Eliza de Feuillide, che stimolerà tanto la fantasia di Jane da indurla a farne la protagonista del romanzo giovanile Love and Friendship), già vedova di un aristocratico francese ghigliottinato durante la Rivoluzione.

Dai sei ai dieci anni, Jane e Cassandra ebbero una prima esperienza scolastica quando si trovarono a frequentare la Abbey School, un istituto affatto deludente che indusse il reverendo George a ritirare le figlie, nel 1786, e a curare personalmente la loro formazione di base. La ricca biblioteca paterna era senz’altro più stimolante delle ore oziose passate nella costosa scuola privata. Il padre incoraggiava le figlie alla lettura: fra i romanzi allora in voga, magari di assai mediocre qualità, inseriva di tanto in tanto qualche perla, come il Tom Jones di Fielding e la Pamela, la Clarissa o il Sir Charles Grandison di Richardson. In tal modo, queste opere, vere e proprie pietre miliari nella storia del romanzo inglese ed europeo, diventavano testi imprescindibili nella biblioteca mentale della piccola Jane, allora dodicenne.

Sempre all’età di dodici anni risalgono i primi evidenti segni di uno spiccato interesse per la storia, che si concretizzano nelle annotazioni e nelle chiose alla History of England di Goldsmith: essi nondimeno tradiscono ancora un certo fervore adolescenziale. Scriverà ella stessa, a soli quattordici anni, una burlesca Storia dell’Inghilterra (dal regno di Enrico IV fino alla morte di Carlo I).

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Jane aveva solo diciotto anni allorché compose la prima versione del futuro Sense and Sensibility, e circa ventuno quando redasse First Impressions con l’unico modesto proposito di sottoporsi al giudizio del padre. Per quanto non si possa negare ch’ella diede effettivamente prova di un precoce talento narrativo, pare comunque opportuno attenuare l’opinione, ben salda in certa critica, incline a riconoscere nella Austen una sorta di enfant prodige della civiltà letteraria inglese. Invero, ci sembra conveniente, quanto meno, ridimensionare tale mito letterario, affermando che, se è pur vero che ventun anni sono pochi per dare inizio a un capolavoro di perfezione formale come Pride and Prejudice, è altrettanto vero che la prima versione era ben lungi dal romanzo maturo pronto per la stampa: pertanto la Austen dovette aspettare diciassette anni – durante i quali si dedicò a un arduo lavoro di lima sul testo originario – prima di poterlo vedere stampato. Inoltre, se oggi può risultare sorprendente che una donna così giovane si dedicasse con tanta costanza alla composizione letteraria, bisogna altresì considerare che all’epoca era piuttosto comune, fra le ragazze di buona famiglia mediamente colte, cimentarsi nell’esercizio della scrittura, fosse questa la semplice redazione di un diario intimo o, più ambiziosamente, l’elaborazione di testi narrativi, non necessariamente autobiografici. Comunque sia, il talento di Jane spiccava e la sua passione per l’arte della scrittura rivelava tutte le peculiarità di un’autentica vocazione. Proseguendo nella cronologia delle sue opere, all’anno 1798 possiamo far risalire la stesura del romanzo ora noto come Northanger Abbey (intitolato prima Susan e poi Catherine), divertita e divertente parodia del genere romanzesco allora più in voga, ovvero quello gotico, e che per lungo tempo fu considerato il primo romanzo da lei scritto. Tale equivoco può essere forse attribuito al fatto che si trattò della prima opera austeniana a essere acquistata da un editore, per quanto non venisse pubblicata. Infatti, nel 1803 la casa editrice Crosby & Co. comprò il testo, lasciandolo però, misteriosamente, in un cassetto. All’autrice fu sottratta dal destino o dal capriccio dell’uomo anche questa soddisfazione, giacché il testo troverà forma compiuta solo dopo la sua morte. L’acquisto dell’opera rappresentò comunque una soddisfazione per la Austen, che sentì così giunto il momento di archiviare il periodo della sperimentazione e lanciarsi verso una nuova fase creativa senza dubbio più matura. Gli scritti giovanili, perlopiù parodici, le erano serviti per conoscere i meccanismi della narrativa e le regole dei diversi generi letterari, così come le letture copiose, sedimentate in tanti anni, andavano a costituire un solido riferimento critico, che le avrebbe dato la possibilità di esercitare la propria arte con consapevolezza e libertà.

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