Irene Bignardi: Miss ghiaccio bollente colpiva dritto al cuore

03 Luglio 2003
Cinquantadue anni di vita. Vent´anni, prima, per preparare la giovane aristocratica di Filadelfia a un ruolo da superstar, da superlady. Poi sei anni da attrice - fredda come il ghiaccio, secondo alcuni, ghiaccio bollente, secondo altri, e dietro quella freddezza elegante, dietro quel volto perfetto, dietro quella bellezza di oro e avorio, capace comunque di abbastanza bravura da conquistare due nomination, un Oscar, e l´amore imperituro di un regista come Hitchcock, che di bionde belle e lontane se ne intendeva. Poi, in perfetta simmetria - una simmetria dettata dall´improvvisa tragedia della morte - altri ventisei anni di vita da principessa, il ruolo che tutti, soprattutto nella democratica e popolare America, avevano sempre visto come suo. Grace come grazia, amazing grace, grazia sorprendente, come canta una vecchia canzone religiosa, e Kelly, come i sani e sanguigni irlandesi da cui discendeva, gente solida che col mattone aveva costruito una fortuna.
La bella signora, come tante altre leggende del mondo del cinema - da James Dean a Marilyn Monroe, che di Grace Kelly ha rappresentato il simmetrico opposto, due bionde diverse come il giorno e la notte, come una regina e una bambina sbattuta dal destino, come chi governa la propria sorte e chi ne è trascinata in eterno - è entrata anche lei nella leggenda per la morte tragica e precoce, ma anche per la sua capacità di costruirsi la vita. Nei confronti della qual cosa oserei un´ipotesi controcorrente.
Va bene, Grace Kelly, sotto la sua apparenza distaccata e fredda, aveva avuto, si dice, tanti amori - da Oleg Cassini, che, divorziato e non cattolico, venne combattuto dalla famiglia Kelly finché la giovane Grace non cedette, a Gary Cooper, da Cary Grant a Bing Crosby, da David Niven a Clark Gable, insomma, più o meno tutti i meglio incontrati nel corso dei suoi anni di carriera da attrice. O almeno, così raccontavano i giornali dell´epoca, e ci piace crederlo, ci piace pensare che tanta perfezione potesse essere travolta dalla passione o almeno dal sentimento, magari per uomini più grandi di lei, magari sotto forma di star. Poi, a ventisei anni, la divina creatura sposò il principe Ranieri, sovrano di un principato di operetta che Somerset Maugham descriveva come «un posto pieno di sole per personaggi pieni di ombre»: e per ventisei anni, fino a una morte su cui si stese l´ombra del pettegolezzo e della calunnia, fino, non dimentichiamolo, all´oscenità più estrema delle più orrende leggende metropolitane, fu l´altezza serenissima di quel piccolo regno, la madre perfetta, la moglie ideale, senza incrinature e senza gaffe. Davvero dobbiamo pensare che il suo - e simmetricamente quello di Ranieri - sia stato un matrimonio di comodo, come lo descrivono tutti? Quale comodità avrebbe avuto la bella e ricca ragazza di Filadelfia, la star di Hollywood, il ghiaccio bollente, ricca di suo, sotto i riflettori quando voleva, a chiudersi nei pochi chilometri quadrati della rocca di Monaco anziché avere per sé tutto il mondo? Non sarà che invece di quel principe belloccio e pacioccone - e con la giusta età per una che aveva sempre cercato uomini più vecchi di lei - si sarà veramente innamorata, così come si deve essere veramente innamorato Ranieri, per quanto in caccia di una mamma per i suoi futuri eredi (che se no i francesi si sarebbero ripresi principato, banche e palazzi, come da accordo tra i due paesi)? Io propendo per l´amore - che sembra essere testimoniato dai ventisei anni successivi al grande passo e al solito matrimonio del secolo. Tutto il resto - e la pubblicità fatta dal matrimonio al principato - è stato un regalo di più arrivato a una giovane signora che aveva già conquistato il mondo.
Nei sei anni di una fulminante ed elegante carriera cinematografica che si è sviluppata lungo undici film e almeno un capolavoro come La finestra sul cortile, Grace Kelly ha lavorato di bellezza, classe, ironia, autoironia, e di una forma di erotismo forse incomprensibile alle generazioni più giovani ma non per questo meno bollente. Perché non è erotismo e del migliore quello che sprigiona dai suoi incontri con il povero James Stewart, bloccato in sedia a rotelle da una gamba rotta, quando lei arriva, perfetta vassariana di alta classe, in mocassini e jeans, e - potere provocatorio dell´innocenza - gli si siede in grembo?
La ricordiamo come la algida moglie dello sceriffo Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco ("Do not forsake me, oh, my darling", non abbandonarmi mia cara, cantava la voce di Frankie Lane alla poco solidale signora che lasciava solo il marito nella sua lotta contro i cattivi - che, sappiano oggi, rappresentavano la minaccia maccartista). Non la ricordiamo molto, perché era scolorita di fronte al ciclone Ava Gardner, in Mogambo (ma intanto si sviluppava il suo amore con Clark Gable). Era indimenticabile per grazia ed eleganza in Alta società, accanto a Frank Sinatra. Non memorabile nel ruolo che le procurò un Oscar, La ragazza di campagna. Ma grazie al cielo il vecchio maestro Hitchcock con il suo infallibile occhio scoprì in lei un potenziale insinuante di eros e in lei trovò la sua bionda ideale, esaltandola nei tre film fatti insieme - Delitto perfetto, La finestra sul cortile, Caccia al ladro, durante la lavorazione del quale finì, così ci dicono, un faticato flirt con Cary Grant (« coscia o petto?», chiede lei maliziosa, proponendogli un picnic di pollo arrosto) e iniziò l´affaire monegasco.
La stessa Moyenne Corniche su cui Grace Kelly correva ad alta velocità con Cary Grant in Caccia al ladro è la corniche su cui è morta, volando con la sua Rover fuori da una curva. Era il settembre 1982, lei era bellissima e probabilmente felice. Da quel momento il suo piccolo regno non è più stato lo stesso e il mondo del cinema sta ancora cercando un´altra Grace Kelly.

Irene Bignardi

Irene Bignardi (1943) ha lavorato per il servizio cultura de “la Repubblica” fin dalla sua fondazione, e per lo stesso quotidiano è stata critica cinematografica; ha diretto il MystFest, ha …