Giorgio Bocca: La democrazia di chi lapida le donne

03 Ottobre 2003
Dice il radicale Massimo Teodori che la mia critica all'America di Bush è una raccolta di luoghi comuni. Comunissimi, ma purtroppo incontrovertibili. Dicono gli storici che ridurre l'impero americano e le sue guerre a un capitalistico accaparramento del petrolio è riduttivo, paleomarxista.
Riduttivo certo, ci sono anche le antiche pulsioni di conquista e di violenza, l'evoluzione non rifiutabile, ma non è certo casuale che il Medio Oriente conquistato o presidiato dagli americani rappresenti il 60-65 per cento delle riserve petrolifere mondiali, 263 miliardi di barili nell'Arabia Saudita al costo di estrazione bassissimo di un dollaro a barile, il resto nel Kuwait, negli emirati arabi, in Iraq e in Iran.
Il pregiudizio paleomarxista è duro a morire, anche perché non è così facile smentirlo. È un dato di fatto, non un pregiudizio, che la Esso ha dato 2 miliardi di dollari per la campagna elettorale di George W. Bush e che i giganti del petrolio hanno imposto il rifiuto del protocollo di Kyoto per la difesa dell'ambiente.
Non è un pregiudizio l'indifferenza del governo americano allo spreco colossale di petrolio: grandi automobili che consumano il doppio delle europee, luci accese giorno e notte, nessuna limitazione dei consumi.
È un pregiudizio paleomarxista affermare che la guerra americana per la democrazia sarà una efficace propaganda, ma fondata su una grande impostura?
È una forzatura ideologica dire che la guerra per la democrazia nell'Iraq parte dalla difesa dell'autoritarismo barbaro degli Stati alleati dell'Arabia Saudita e del Golfo?
Malise Ruthven, in un saggio pubblicato da Einaudi, 'Il seme del terrore', ci ricorda quale democrazia esista nell'Arabia Saudita, grande alleata di Bush: la rendita petrolifera divisa fra i 7 mila componenti della famiglia reale, 4 miliardi di dollari l'anno di sovvenzioni. Non una corruzione, ma un diritto che vien fatto risalire al Corano equivalente a una costituzione. Ma il Corano sullo stesso tema si contraddice e ci vogliono gli ulama alle dipendenze del trono per interpretarlo.
Nel paese grande alleato degli americani portatori di democrazia nel mondo c'è, dichiara Amnesty International, "il più assoluto disprezzo dei diritti umani". La censura regna sovrana: è vietato parlare di altre religioni, delle evoluzioni biologiche, della psicologia freudiana; è vietato parlare di alcol e del maiale, bestia immonda, ma i sudditi delle classi alte non protestano, prendono un bell'aereo e se ne vanno in Costa Azzurra o a Capri.
È legale, nel regno, la lapidazione dell'adultera: "La donna venne obbligata a inginocchiarsi. Un grande uomo, il boia, la fustigò 50 volte. Poi arrivò un camion che scaricò delle pietre. Il boia disse ai presenti in maggioranza uomini che l'esecuzione poteva cominciare. Le lanciarono addosso le pietre per un tempo che parve interminabile. Ogni tanto si fermavano per permettere a un dottore di tastarle il polso. Dopo circa due ore il dottore disse che era morta".
Un vero paese democratico: i lavoratori stranieri sono alla mercé degli imprenditori locali, le cause di lavoro durano anni e nel frattempo il datore di lavoro può impedire allo straniero di lasciare il paese. Così si accumulano stipendi e indennità non pagati. Chiunque intraprende nell'Arabia Saudita deve avere un garante locale, il quale può taglieggiare decine di imprese.
I pregiudizi ideologici sono nemici della buona storia, ma lo è anche l'omertà, il non vedere, il tacere che la gestione del petrolio iracheno è stata affidata a uomini delle grandi compagnie.
Ma non sarà anche un pregiudizio sostenere che il più forte ha sempre ragione?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …