Giorgio Bocca: La falsa propaganda della democrazia globale

05 Maggio 2004
C'è un modo di far politica, che consiste nel negarla, nel rifiutare ogni confronto. Ministri, deputati, intellettuali della Casa delle libertà rifiutano ogni critica, ogni contraddittorio con una sola parola: bugie.
Il ministro della Pubblica istruzione, Letizia Moratti, ha trasferito in politica il genovesismo di Gilberto Govi, taccagno, sospettoso, presuntuoso, qualsiasi cosa dicano gli altri, lei si chiude a riccio e sibila: bugie, bugie.
Il ministro della Difesa, Antonio Martino, quasi esplode quando cerca di far passare per bugie delle verità evidenti. "Noi non facciamo la guerra nell'Iraq", grida con voce strozzata e viso paonazzo, "siamo in Iraq, per la pace, per la ricostruzione". E in Iraq, come tutti sanno, ci stiamo chiusi in un campo blindato, fra gente che ci odia e ci chiede di andarcene, che ci spara addosso.
Al seguito del capo del governo c'è una schiera di cortigiani alla Bondi che hanno mutuato dal loro leader l'arte della menzogna totale, continua, sistematica e la rovesciano sui loro avversari in modo che tutto si confonda, che ogni di-scorso serio risulti impossibile.
Perché questa destra al governo rifiuta ogni confronto sui problemi del nostro tempo? Perché non sa risolverli, perché li rende sempre più gravi con i suoi errori e con la pervicacia nel difenderli. Dopo la strage di Madrid un socialista spagnolo, Zapatero, ha ripetuto ciò che tutte le persone di normale intelligenza ripetono da mesi: la guerra nell'Iraq è una guerra sbagliata. Invece di combattere e cancellare il terrorismo lo ha fatto esplodere, lo ha diffuso in Africa in Asia e ora in Europa.
Chi può seriamente credere che l'occupazione militare e le false propagande della democrazia universale e della ricostruzione abbiano una sia pur minima possibilità di riuscita? E allora che significano i motti oltranzisti, le sparate alla 'armiamoci e partite' dei nostri miles gloriosi, indignati, furenti se qualcuno parla di ritirata dal conflitto insostenibile e inutile? Sembra di riascoltare i discorsi del militarismo americano ai tempi del Vietnam o dei colonialisti francesi nei giorni dell'Algeria o di Diem Bien Phu: resistere alle barbarie, difendere la civiltà occidentale e cristiana, salvare il mondo dal fanatismo. Poi accadde ciò che doveva accadere. Via dall'Indocina, via dalla Algeria, via dal Libano e dalla Somalia. L'errore capitale questa volta è stato quello, americano e occidentale, di volere troppo, di non trarre lezione dagli errori: non solo con il globalismo economico riedizione del colonialismo, ma anche con il ritorno alla politica delle cannoniere, alle guerre coloniali gabellate per guerre di civiltà.
"Guai a chi si ritira", gridano gli uomini della guerra: "Guai ai pavidi e ai pacifisti che non ricordano la lezione di Monaco". E allora che facciamo? Allarghiamo la guerra come nel Vietnam, bombardando Hanoi e la Cambogia? Partiamo in armi contro l'Iran o il Pakistan? Anche noi con i nostri elicotteri senza protezioni, la nostra Marina senza portaerei, e con quei pochi soldati di mestiere che spostiamo da un continente all'altro per far credere che abbiamo un temibile esercito?
Per chi ha vissuto gli anni del fascismo e della sua politica estera avventuristica e megalomane è un ben triste ritorno alle retoriche false, alle speculazioni patriottarde, al governo bugiardo, allo spettacolo avvilente dell'Italia dei tira a campare che, a parole, sono pronti alla guerra contro nemici forti e inafferrabili, in territori sconosciuti, fra popolazioni ostili. Unica difesa da una universale follia essendo, al contrario, la cautela, le alleanze con gli uomini di buona volontà, le verità sempre preferibili alle insidiose menzogne, l'adattamento ai tempi. E mai il ritorno alle millanterie, alle avventure disperate, al rodomontismo fatto di vane parole.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …